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UE: partire dai traguardi raggiunti

Il settimo programma quadro in materia di ricerca e sviluppo tecnologico è solo l'ultimo di una serie di programmi comunitari di ricerca mirati a porre l'accento sull'ambiente, sulle energie pulite a basso tasso di carbonio e sul cambiamento climatico.

Redazione GreenCity

L'UE non parte da zero nella sua lotta contro il cambiamento climatico. Da molti anni essa ha infatti gradualmente incentivato le misure volte ad aumentare l'efficienza energetica, a limitare le emissioni delle industrie e delle automobili e ad incoraggiare il risparmio energetico. Anche le normative sul riciclaggio e le restrizioni riguardo all'uso delle discariche contribuiscono a ridurre la quantità di carbonio emessa dall'UE, la cosiddetta "impronta carbonica". Il settimo programma quadro in materia di ricerca e sviluppo tecnologico è solo l'ultimo di una serie di programmi comunitari di ricerca mirati a porre l'accento sull'ambiente, sulle energie pulite a basso tasso di carbonio e sul cambiamento climatico. 
Ma l'UE si prepara innanzitutto a lanciare un programma volto a ridurre le emissioni dell'8% entro il 2012. L'Unione si è impegnata a raggiungere tale obiettivo in conformità al protocollo di Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
L'UE ha già dato una risposta chiara adottando una politica integrata in materia di energia e di cambiamento climatico ed impegnandosi a ridurre le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra di almeno il 20% entro il 2020 nonché a condurre negoziati internazionali mirati a raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi. Ciò contribuirà a scongiurare che la temperatura del pianeta salga di più del 2°C, ovvero il livello che sempre più scienziati considerano come il punto di non ritorno. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo utilizzare le risorse energetiche in maniera più sostenibile, optare per forme d'energia rinnovabili, catturare e stoccare l'anidride carbonica e lottare più fermamente per invertire il disboscamento delle foreste. Questa sfida potrebbe richiedere dei cambiamenti nelle nostre abitudini quotidiane, ma consentirà di salvaguardare la qualità della vita nostra e delle generazioni future.

[tit:Perché una politica integrata?]
L'Ue pensa che la strada da seguire sia una politica integrata in materia di energia e di cambiamento climatico, essendo ormai appurato che bruciare i combustibili fossili a fini energetici contribuisce in maniera sostanziale al  cambiamento climatico. I leader dell'UE hanno sancito tale strategia sin dal marzo 2007. Ciò dimostra che l'Europa ha assunto un ruolo di leadership nella lotta al cambiamento climatico, preparando al contempo il terreno per il rafforzamento della propria sicurezza di approvvigionamento energetico e della propria concorrenzialità.
La politica integrata in materia di energia e cambiamento climatico preannuncia il lancio di una nuova rivoluzione industriale, volta a trasformare il modo in cui produciamo ed usiamo l'energia nonché i tipi di energia che utilizziamo. L'obiettivo è passare a un economia compatibile con il clima, basata su una combinazione di tecnologie e di risorse energetiche a bassa emissione di anidride carbonica.
Per contenere il surriscaldamento del pianeta a 2°C sarà necessario fermare l'aumento delle emissioni mondiali di gas responsabili dell'effetto serra entro 10-15 anni, e ridurle a metà dei livelli del 1990 entro il 2050. L'Ue punta a un nuovo patto mondiale per raggiungere tali obiettivi. Essa ritiene che il primo passo dovrebbe essere la riduzione collettiva, da parte delle potenze industriali, delle proprie emissioni di gas responsabili dell'effetto serra, raggiungendo entro il 2020 un livello inferiore del 30% rispetto ai livelli del 1990. Anche i paesi in via di sviluppo, come ad esempio la Cina e l'India, dovranno iniziare a contenere la crescita delle proprie emissioni. Per sottolineare la propria determinazione e per dare un buon esempio ai propri partner, l'UE ha accettato di ridurre le proprie emissioni di gas responsabili dell'effetto serra almeno del 20% entro il 2020, a prescindere da quel che faranno gli altri paesi. L'UE pensa di raggiungere tale riduzione attraverso le azioni programmate nel quadro della nuova politica integrata in materia di energia e di cambiamento climatico, che si aggiungeranno alle misure già in vigore. 
Il programma mirato ad aiutare l'UE ed i suoi Stati membri a raggiungere i propri obiettivi nel quadro del protocollo di Kyoto si intitola "Programma europeo per il cambiamento climatico" (ECCP). Gestito dalla Commissione europea, il programma   ha finora consentito l'attuazione di circa 40 strategie e misure a livello europeo. Le  misure comunitarie, che completano le azioni intraprese da ciascuno Stato membro a livello nazionale, comprendono norme energetiche sugli edifici nonché regolamenti volti a limitare l'uso di alcuni gas industriali che contribuiscono particolarmente al riscaldamento climatico. Finora il sistema comunitario di scambi di quote d'emissione di gas responsabili dell'effetto serra rappresenta la misura più importante introdotta dal programma ECCP.
L'Unione europea è riuscita a spezzare il legame tra crescita economica ed emissioni di gas responsabili dell'effetto serra: infatti tra l'anno di base 1990 e il 2006, nel pieno di una crescita economica nell'UE, le emissioni globali dei suoi 27 Stati membri sono diminuite del 10,8%. Per quanto riguarda i 15 Stati membri "più anziani" (UE-15), tale ribasso è stato pari al 2,7%. Si tratta di cifre incoraggianti, ma bisogna fare ben di più per raggiungere l'obiettivo UE-15 di una riduzione dell'8% entro il 2012. Le ultime proiezioni indicano che tale obiettivo può essere raggiunto, a condizione che i paesi dell'UE attuino veramente tutte le azioni previste.  

[tit:La nostra dipendenza dalle importazioni diminuirà, certo, ma non scomparirà.]
Sarà dunque fondamentale mantenere buone relazioni con i paesi produttori di energia o di transito dell'energia. Ciò significa cooperare con i paesi a orientali e meridionali – la Russia, i paesi dell'Europa orientale che confinano con l'Unione, i paesi dell'Asia centrale, e i paesi che si affacciano sul Mar Caspio e sul Mar Nero nonché sul Mediterraneo. 
Sarà altrettanto importante cooperare con gli altri paesi consumatori, che siano paesi industrializzati o in via di sviluppo, per decidere insieme le misure volte a ridurre i gas responsabili dell'effetto serra, a utilizzare più efficientemente l'energia e a sviluppare tecnologie energetiche rinnovabili e a bassa emissione, in particolare la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Il settore della ricerca svolgerà un ruolo chiave nella diffusione di tecnologie energetiche contemporaneamente pulite ed accessibili.
Ridurre l'utilizzo dei combustibili fossili può significare che in futuro vivremo diversamente, ma non certo che dovremo sacrificare la qualità della nostra vita, né oggi né domani. Le tecnologie possono apportare un contributo essenziale a un utilizzo più efficace dell'energia nelle nostre vite quotidiane, nell'industria, nei trasporti e nel contesto dello sviluppo sostenibile.  
L'industria dell'Unione europea è la prima al mondo nel campo dell'ecoinnovazione e dell'energia sostenibile, e questo la pone in pole-position nella corsa alla crescita e alla creazione di posti di lavoro. L'industria europea è posizionata così bene perché un terzo circa del mercato mondiale delle eco-industrie e dei sistemi di energia sostenibile sono di suo appannaggio. Le imprese europee sono inoltre dominanti nel campo della sostenibilità in quasi tre quarti dei principali settori industriali, e le eco-industrie, così come i sistemi e i servizi energetici sostenibili, offrono centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Il programma UE di azione per la tecnologia ambientale prevede un ventaglio di misure volte a favorire l'ecoinnovazione e le tecnologie ambientali. Esso promuove la ricerca e lo sviluppo, mobilita fondi e migliora le condizioni del mercato. Nel quadro del suo settimo programma quadro di finanziamento a favore della ricerca e dello sviluppo tecnologico (2007-2013) l'Unione stanzia notevoli sovvenzioni per la ricerca nelle tecnologie energetiche a tasso di carbonio basso o pari a zero. Il programma comunitario per la competitività e l'innovazione, che include un sottoprogramma intitolato "Energia intelligente – Europa", prevede anche finanziamenti per la ricerca in materia di  energia e la promozione dei risparmi energetici.
Un'ampia quota di questi finanziamenti andrà a progetti dedicati direttamente o indirettamente al cambiamento climatico. In particolare ricordiamo: lo sviluppo dell'idrogeno e delle celle a combustibile, ai quali dovremo ricorrere in misura sempre maggiore via via che il nostro utilizzo di combustibili fossili diminuirà; la cattura e lo stoccaggio del CO2; l'efficienza energetica; trasporti non inquinanti ed efficienti e materiali rispettosi dell'ambiente.
Inoltre l'Unione contribuisce alla diffusione delle migliori pratiche e ha creato una piattaforma scientifica in seno alla quale esperti di alto livello possono scambiare le proprie conoscenze. Queste attività prevedono un piano strategico per le tecnologie energetiche, mirato a consentire all'UE di fungere da apripista verso una vera e propria rivoluzione nel nostro approccio all'approvvigionamento, alla produzione e alla distribuzione dell'energia. Inoltre sono previste piattaforme tecnologiche, come ad esempio la piattaforma europea per le tecnologie dell'idrogeno e delle celle a combustibile.

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Pubblicato il: 04/12/2009

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