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Preoccupa l'Italia del solare

Preoccupa, all'estero, la tenuta del mercato italiano delle energie rinnovabili, a partire da quella solare. A non convincere è il sistema di regolamentazione, un fattore chiave per lo sviluppo di settori d'industria ancora non in grado di reggersi unicamente sulle loro forze.

Franco Cavalleri

Preoccupa, all'estero, la tenuta del mercato italiano delle energie rinnovabili, a partire da quella solare. A non convincere è il sistema di regolamentazione, un fattore chiave per lo sviluppo di settori d'industria ancora non in grado di reggersi unicamente sulle loro forze. La paura è che l'Italia possa finire come la Spagna, dove regolamentazioni e politiche di sviluppo sbagliate hanno di fatto azzerato il mercato.
Quanto sia importante il sistema di regolamentazione del mercato delle energie rinnovabili è testimoniato dalle recenti esperienze in diversi paesi del mondo. Il Giappone è stato il più grande mercato solare nel 2003. A partire dal 2004, grazie ad una generosa e ben amministrata politica di feed-in tariff, la Germania ha preso il suo posto, imponendosi come paese leader nella domanda di energia solare e "mercato salvatore" per i produttori di pannelli fotovoltaici.
La leadership tedesca è stata messa in discussione per un solo anno, il 2008, dalla Spagna: il promettente mercato iberico, però, è crollato nel breve volgere di dodici mesi, a causa della crisi finanziaria ed economica che ha costretto il governo di Madrid a rivedere la politica di sostegno allo svilippo delle energie rinnovabili. Così, la Spagna è passata da numero uno mondiale nel 2008 a praticamente nessun mercato nel 2009, a causa di prezzi male amministrati e di un sistema tariffario che non aveva alcun meccanismo di adeguamento ai mutamenti nelle condizioni del mercato internazionale. Misure drastiche, decise dal governo di Luis Zapatero, per ritirare le tariffe di alimentazione hanno fatto precipitare il mercato spagnolo da più di due gigawatt nel 2008 a circa 100 megawatt nel 2009.
Quanto successo in Spagna è esemplificativo dell'importanza che una corretta pianificazione e diligenza di regolamentazione per una efficace ed efficiente politica delle energie rinnovabili. La Germania sembra aver costruito un sistema che funziona, mentre la Spagna sicuramente no. Il timore, a livello internazionale, è che l'Italia possa seguire l'esempio spagnolo.
L'industria del solare aveva, in effetti, riposto molte aspettative e speranze sul mercato italiano nel 2010, in previsione di un ottimo tasso di sviluppo spinto da un sistema di feed-in tariff generoso che aveva attratto investitori e sviluppatori. Una fiducia apparentemente ben riposta, anche se i primi dubbi riguardano proprio i numeri del mercato italiano dell'energia solare: il valore al 2010 del mercato italiano è 1,8 gigawatt secondo gli analisti o 6 gigawatt, se si ha fede nel GSE (Gestore dei Servizi Energetici)?
Vishal Shah di Barclays Capital ha detto, in una nota di investimento, "Nessuno sa veramente quanti siano i megawatt installati. Chiunque pretenda di conoscere il numero di megawatt installati sta probabilmente solo tirando a indovinare."
Il punto interrogativo riguarda la veridicità, o meglio l'effettiva installazione, di molte delle domande per la realizzazione di impianti solari presentate durante il quarto trimestre del 2010: la documentazione del GSE non basta agli analisti, che sollevano dubbi sul fatto che molte di quelle domande fossero autentiche.
Ci sono state più di 50.000 domande, e se il governo italiano dovesse pagare per il 2010 incentivi per tutti i 4 gigawatt che figurano nelle richieste di connessione alla rete, si arriverebbe alla cifra di circa 60 miliardi di dollari in oneri di incentivazione, secondo Shah "una cifra superiore a quella tedesco".
Shah solleva dubbi anche su come il GSE potrà effettivamente verificare la correttezza e la veridicità delle 40mila domande di incentivi presentate.
"Di certo dice - non sono attrezzati per controllare ognuna delle richieste in modo efficiente".
"La maggior parte dei produttori di pannelli solari e l'associazione delle industrie italiane – aggiunge - ritengono che solo il 25 per cento dei 4 gigawatt che figurano nelle prenotazioni erano completi."
Accuse di frodi tariffari stanno emergendo, con grandi impianti a parole in grado di produrre megawatt che si stanno rivelando capaci di sole poche decine di kilowatt. "Come temevamo, i casi di frode sono emersi", ha dichiarato il Ministro dell'Industria Paolo Romani in una lettera al Corriere della Sera, citata e rilanciata a livello internazionale anche da Reuters.
Shayle Kann, Greentech Media Research Amministratore Delegato, così riassume la situazione: "C'è un'alta probabilità che gran parte dei 4 gigawatt annunciati da GSE non sia stata effettivamente completata nel 2010. Addirittura, si potrebbe verificare il caso di un taglio del 25 per cento, che porterebbe il mercato italiano ad un totale di circa 2.85 gigawatt nel 2010". L'attesa, adesso, è per le mosse governative nei prossimi mesi. "A lungo termine – sostiene Kann - , rimaniamo convinti che il 2011 segnerà l'inizio di una diffusione della domanda globale in cui l'industria fa meno affidamento su un unico mercato di ultima istanza, ma è invece sostenuto da una classe di mercati in espansione più costantemente in tandem".

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Pubblicato il: 11/02/2011

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