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PBS, una proposta fuori dal coro per il nuovo sistema di incentivi

Una proposta fuori dal coro, per il nuovo sistema di incentivi per le fonti alternative di energia, viene dal fiorentino Gabriele Puccetti, con il suo Pay Back System.

Franco Cavalleri

Correggere gli errori del passato, eliminare gli sprechi e le distorsioni del sistema, e recuperare venti miliardi utili per sostenere investimenti e sviluppo. Sono i punti di forza del Pay Back Strategy (PBS), la proposta messa a punto da Gabriele Puccetti, fiorentino, personaggio forse anomalo ma sicuramente dotato di un grande spirito innovativo che si riflette in un curriculum ricco di iniziative e di progetti a volte controcorrente. Come, appunto, il suo PBS, con cui si inserisce di prepotenza nel dibattito attualmente in corso sul nuovo sistema degli incentivi per le energie rinnovabili.
pbs-una-proposta-fuori-dal-coro-per-il-nuovo-siste-1.jpgIl primo errore da correggere è il riconoscimento di un unico sistema di incentivi per impianti diversi, basati su tecnologie differenti, e situati in zone diverse per latitudine, geomorfologia, copertura solare: fattori che, di fatto, conducono a rendimenti e percentuali di efficienza a volte assolutamente non compatibili e non comparabili, ma che il sistema di incentivi non riconosceva. I
l PBS si propone di applicare fattori di conversione, per arrivare a dei "giusti e democratici incentivi, sempre, senza ingiustizie, sprechi e speculazioni a danno dei cittadini e del sistema. Il tutto per ogni singolo impianto installato in Italia".
Un'operazione di riequilibrio del sistema che comporterebbe, secondo i calcoli di Puccetti, risparmi di miliardi di euro.
"Non c'è più bisogno di categorie di potenza in quanto il PBS di fatto regola gli incentivi secondo il costo, più alto per i piccoli impianti e minore per i grandi, di conseguenza i piccoli impianti avranno automaticamente un incentivo più alto a parità di latitudine e rendimento annuo."
Un'altra anomalia del sistema italiano su cui Puccetti ha puntato la sua attenzione sono i limiti alla potenza installabile che "devono essere tolti. Di fatto, togliendo i limiti, si arriverà prima a non avere più bisogno di incentivi. Assurdo limitare lo sviluppo".
L'elenco dei parametri che il PBS prende in considerazione per determinare l'eventuale incentivo da riconoscere è relativamente breve. Si va dal costo lordo dell'impianto (compresi igli nteressi, che nell'esempio con cui Puccetti accompagna le sue esposizioni del sistema viene calcolato nel 30% del costo lordo), alla percentuale di rendimento dello stesso (verificabile ogni 3 anni per eventuali adeguamenti se +o- 3%). Vengono inoltre considerati dei limiti alla percentuale minima di irradiazione, in caso di serre (pari al 40%) e nel caso di impianti a terra rispetto al terreno di proprietà o affittato (10%). Inoltre, il PBS prevede un premio del 10% su incentivo base per bonifiche da amianto con percentuali di incremento sul costo totale, in modo da usare solo il parametro costo e non aggiungerne altri. Ad esempio, l'applicazione di una rivalutazione del 10% sul valore "costo impianto" se l'iniziativa ha previsto anche la bonifica da amianto. Ultimo punto, l'utilizzo del solo parametro costo in modo da non aggiungerne altri, se l'impianto è integrato.
Dai fattori di calcolo vengono così eliminate voci come la potenza installata (minore potenza, maggiore il costo, quindi incentivo più alto di conseguenza)e il limite di potenza massima installabile in Italia e per singolo impianto.
Occorre però anche fare pulizia nei confronti degli errori del passato. Puccetti propone quindi l'eliminazione dei contributi "CIP6 assimilabili"a chi non ne aveva diritto, retroattivamente e senza penali - nel caso ratealizzando l'onere economico che ciò comporterà -, l'esclusione delle biomasse speculative, quindi incentivando le biomasse che eliminano sprechi e inquinamento (come i gassificatori che bruciano quanto viene comunque bruciato in decine di migliaia di piccoli incendi territoriali senza produrre energia ed inquinando di più). Nel novero biomasse speculative da colpire figurano quelle liquide (gli olii vegetali possono essere accettati solo se in bi-tri generazione, per un minimo di 7 mesi all'anno, per climatizzare ambienti o attività, come le celle frigorifere, gli ambienti di lavoro o le serre), le agricole e da allegamento. Gli olii vegetali, oltre che inquinanti, a differenza delle altre fonti, fanno dipendere dall'estero e provocano disastri speculativi.


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Pubblicato il: 13/04/2011

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