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Legambiente e Unaapi: stop all'uso dei pesticidi killer delle api

"Il declino delle api, eccezionali sensori ambientali, dimostra come e quanto gli insetticidi sistemici distruggano le forme vitali naturali indispensabili alla fertilità di agricoltura e ambiente", spiega Francesco Panella, presidente Unaapi.

Redazione GreenCity

Fermare la moria delle api significa dire per sempre basta all'uso di pesticidi sistemici, utilizzati soprattutto per difendere il mais dai parassiti. "Prendendo atto dei risultati di numerosi studi e ricerche sugli effetti letali che queste sostanze hanno sulle api, i ministeri competenti devono procedere alla loro sospensione definitiva". Lo sostengono Legambiente e Unaapi, che da anni portano avanti questa battaglia.
Una richiesta ferma e decisa che le due associazioni rivolgono al ministero della salute e ai dicasteri competenti, che entro il 30 giugno dovranno esprimersi sulla sospensione dell'autorizzazione dei concianti del mais, contenenti le sostanze clothianidina, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil.
"Per ben cinque volte i ministeri hanno dato stop temporanei all'uso dei pesticidi in questione – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente -. Ora serve un divieto definitivo, perché ad essere in gioco, oltre alla salute dell'ambiente, è l'intero settore agricolo. I ministeri dispongono di dati che dimostrano come il periodo di sospensione di queste sostanze, abbia avuto risultati positivi con il conseguente ripopolamento degli alveari, l'aumento della produzione di miele unita ad una ripresa di salute e di produttività degli allevamenti apistici italiani. Senza uno stop definitivo, si rischia di vanificare tutti i buoni risultati ottenuti fino ad ora mettendo nuovamente in pericolo le api, l'ambiente e il settore dell'apicoltura".
Gran parte della produzione agricola dipende dall'impollinazione delle api. Se ci fosse una riduzione di questi impollinatori, si avrebbe una riduzione della resa di circa il 90%.
Impedire per sempre l'uso dei neonicotinoidi è dunque una scelta fondamentale per tutelare l'apicoltura italiana, ma soprattutto per far compiere all'agricoltura un passo in avanti a favore dell'innovazione e della sicurezza alimentare.
Adottare tecniche agronomiche come la rotazione culturale, senza ricorrere all'uso di concianti sistemici, permette di tutelare efficacemente le produzioni maidicole. Nel 2010, cambiando periodicamente la coltivazione, c'è stata, infatti, una riduzione sostanziale della presenza del parassita del mais e solo una piccolissima parte dell'intera superficie coltivata ha subito i danni provocati dal coleottero americano, con conseguente produzione eccezionale di mais nel 2011 in Italia.

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Pubblicato il: 27/06/2012

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