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Brin69: sostenibilità ambientale per la rigenerazione urbana

A Napoli l’originale riadattamento di una fabbrica esistente dei primi del 900 acquista nuova vitalità colloquiando con le ampie aperture vetrate realizzate con i sistemi in alluminio Schüco, per divenire il nuovo landmark di sviluppo della periferia industriale.

Redazione ImpresaGreen

Il ripristino di vecchi edifici destinati a nuove funzioni, fa parte di quel sistema di mutamenti propri delle grandi metropoli contemporanee in avanzata fase di trasformazione, attraverso la riconversione di aree industriali dismesse. Brin 69, infatti, sorge sull’area di una ex grande fabbrica della produzione metallica manifatturiera nell’area post industriale di Napoli.  
L’intervento architettonico, commissionato allo Studio Vulcanica  dalla Società Aedifica con Asset Management di Cittamoderna consiste nella realizzazione di un business park destinato al terziario e organizzato su quattro livelli: un grande progetto urbano per aziende, studi professionali, redazioni giornalistiche e laboratori, che all’interno dell’edificio interagiscono grazie alla grande galleria aperta su cui si affacciano i ponti trasparenti e sospesi di tutte le diverse funzioni. Una sorta di piazza che restituisce il verde che la periferia industriale aveva divorato, accogliendo un nuovo paesaggio naturale in cui gli alberi d’alto fusto, l’acqua, la luce solare, la ventilazione naturale, assicurano una situazione climatica interna salubre e confortevole.  

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Il complesso è una struttura piacevolmente inserita nel contesto locale che si pone come motore di sviluppo di una zona a est di Napoli caratterizzata da un territorio de-strutturato, affastellato da segni confusi, in una posizione strategica lungo le arterie principali del traffico, sul crocevia degli assi metropolitani. Un progetto nitido e forte, contemporaneo ma insieme legato all’ordine e alla memoria del tempo: la grande fabbrica dei primi del 900 con il suo impianto geometrico rigoroso, rappresenta una forte preesistenza e una suggestione capace di sviluppare una nuova relazione con il paesaggio urbano e naturale al contorno.  
L’architettura si insinua nelle maglie dell’esistente rilancia gli oggetti come dei ready-made e crea con le sue articolazioni dinamiche trasparenti, spazi interstiziali tra nuovo e preesistente. I nuovi volumi, trasparenti in direzione della città storica, pieni verso la città industriale, appaiono sospesi, immersi nello spazio della grande fabbrica e attraversano la griglia strutturale a differenti quote, oltrepassano le facciate, ritmano i prospetti, svelano l’interno/esterno dell’architettura.  

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La ricerca della dissoluzione della soglia o del limite che separano solitamente l’esterno dall’interno, ha indotto il ricorso ai sistemi in alluminio di facciata Schüco che generano un gioco di luci e ombre che danno un’identità nuova allo spazio architettonico, creano una sorta di nuovo linguaggio teso più alla percezione visiva che alla forma architettonica a sé stante, una sorta di ordine gigante fatto di cristalli che diviene un’icona contemporanea di riferimento, pur sempre entro quel racconto urbano che si esprime per allineamenti e proporzioni che nascono da un’osservazione attenta dell’intorno.  
Tutto l’edificio è retto da una strategia ambientale che ha scelto di rendere permeabile la costruzione, esaltare la qualità dell’aria circolante, utilizzare le coperture per captare luce e acqua.

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Pubblicato il: 29/07/2014

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