Coronavirus, agriturismi: crack da 1/2 mld senza le gite di primavera del 25 Aprile

Coldiretti: "Per la filiera si tratta di duro colpo all’economia e all’occupazione soprattutto alla luce del clima particolarmente mite che avrebbe invece spinto gli italiani in campagna".

Autore: Redazione ImpresaGreen

"Un crack da mezzo miliardo per i quasi 24mila agriturismi presenti lungo la Penisola senza le classiche gite di primavera e gli italiani costretti a rimanere chiusi tra le mura domestiche per il lockdown iniziato da quasi due mesi per fermare la pandemia da coronavirus". E’ quanto stima la Coldiretti, sulla base delle indicazioni di Terranostra, in occasione del ponte del 25 aprile, dedicato tradizionalmente da molti italiani alle gita fuori porta.
A causa dell’emergenza coronavirus picnic e grigliate casalinghe, anche sfruttando terrazze, balconi e giardini, per quasi un italiano su quattro (23%) che secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ ha dovuto rinunciare alla classica gita fuori porta in programma, dal mare ai grandi laghi, dalla montagna alla campagna, dentro e fuori le città.
Il conto salato delle mancate prime uscite di primavera – sottolinea la Coldiretti – colpisce il sistema agrituristico che è in grande difficoltà dopo settimane di chiusura con 253mila posti letto vuoti e quasi 442 mila posti a tavola deserti. A pesare sono state anche le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, comunioni, matrimoni) che si svolgono tradizionalmente in questo periodo dell’anno. In primavera – continua la Coldiretti – si concentrano anche tutte le attività di fattoria didattica che molti agriturismi svolgono per dare la possibilità ai ragazzi di stare all’aria aperta in collaborazione con le scuole, ora chiuse.  
L’agriturismo è tra le attività agricole più duramente colpite dall’emergenza e la Coldiretti è impegnata nel realizzare un piano, con risorse economiche di sostegno e misure straordinarie di intervento, che preveda anche l’annullamento delle imposte locali e della tassa di soggiorno, la semplificazione burocratica sulle norme edilizie comunali per l’adeguamento delle strutture alle nuove norme di sicurezza, la possibilità di una regolamentazione comune e omogenea in tutte le regioni d’Italia per l’attività di consegna a domicilio e asporto.

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