Il Green It è una priorità

A Smau affrontato anche il tema del Green It. Sul fronte energetico economia ed ecologia devono passare necessariamente da un cambiamento di mentalità.

Autore: Redazione GreenCity

Il Green It è un percorso obbligato o una scelta? È intorno a questo quesito e alle risposte relative che dipende in prevalenza il futuro dell'innovazione tecnologica legata al risparmio energetico e a quello economico.
Il tema è stato affrontato anche nella cornice di Smau. Durante il workshop "Soluzioni ICT a supporto dei processi di Energy Management" in cui sono intervenuti rappresentanti di Telecom Italia e Legambiente è risultato evidente che "essere green" in termini di ICT è una "priorità immediata" dal punto di vista della crisi economica e una "priorità incombente" dal punto di vista della crisi ecologica.
Da qualunque prospettiva si guardi il tema bisogna prima di tutto procedere partendo da un cambiamento di mentalità. È molto frequente il caso di esercizi (uffici, supermercati, scuole, uffici) dove di notte si registrano consumi energetici simili o addirittura equivalenti a quelli diurni. Inoltre spesso le attrezzature non sono concepite in ottica green: ogni anno sono immesse nell'atmosfera circa 25 miliardi di tonnellate di CO2. Di queste emissioni il 2% (fonte: Gartner) è causato dal mondo ICT. Solo il consumo di server e pc determina lo 0,75% delle emissioni totali. E all'interno di questa percentuale, a sua volta il 40% dei consumi è dato dalle postazioni di lavoro (computer, stampanti, etc.).
E qui gli esempi si precano. Le stampanti a getto d'inchiostro consumano il 90% in meno di quelle laser. In Italia, però, esistono in circolazione ben 4 milioni di stampanti laser che consumano circa 1.300 Gigawatt/anno (per intendersi è un consumo che euivalente a 480mila famiglie, come la popolazione del Friuli Venezia Giulia).
Come altro esempio vi è la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee): in Italia se ne producono 14 kg per abitante ogni anno, ma solo 1,5 kg vengono sottratti alla discarica. L'Indice IFIIT (Indice di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica), presentato lo scorso anno a Smau, ha compiuto un anno e ha presentato il quadro degli ultimi mesi. Ne risulta un quadro a macchia di leopardo in cui manca una connessione in grado di integrare e connettere la cultura dell'innovazione tecnologica.
Dallo scorso luglio l'Indice IFIIT ha iniziato una discesa che indica come il Paese si muova senza avanzare e che, di questo passo, rischia una decisa retrocessione. Gli imprenditori italiani ritengono che il divario tecnologico tra l'Italia e gli altri paesi europei sia cresciuto e che, al tempo stesso, si sia affievolito il livello di competitività.

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