Emergenza climatica: le tecnologie già ci sono

Secondo McKinsey, abbiamo già le tecnologie che servono a ridurre buona parte delle emissioni di CO2. E investire in quelle nuove comunque è vantaggioso.

Autore: Redazione ImpresaGreen

L’85% delle attuali emissioni di CO2 in Europa può essere abbattuto con tecnologie già presenti sul mercato. Questo è il risultato chiave a cui il McKinsey Global Institute è arrivato analizzando lo stato dell'emergenza climatica. Un risultato importante perché, come sottolinea la società stessa, la transizione verso un’economia a emissioni zero è ora una questione pressante. Più si aspetta peggio è. Ma almeno l'alibi della mancanza delle tecnologie utili a combattere i gas serra è stato eliminato.

McKinsey ha un approccio positivo. Sottolinea che "diversi stakeholder – governi, investitori, consumatori e sempre più aziende – stanno rispondendo a questa sfida modificando normative, preferenze, modelli di business e prodotti". Questo insieme di iniziative lega fra loro crescita ed impegni ambientale. Oggi - si spiega - più del 50% dell’attività economica globale avviene in Paesi con un impegno “net zero”. Ma quello che c'è già evidentemente non basta, perché le emissioni di CO2 non stanno diminuendo al ritmo necessario.

L'obiettivo è il raggiungimento di emissioni nette zero entro il 2050. Quindi servono anche nuove tecnologie per quella quota di emissioni che i sistemi attuali non riescono a frenare. Ma serve anche una decisa dose di investimenti. "Raggiungere la neutralità climatica in Europa - spiega Marco Piccitto, Senior Partner e Leader Sustainability Practice di McKinsey - richiede un investimento complessivo di 28 mila miliardi di euro, pari a 17 volte il PIL nominale italiano al 2020. Ma con benefici che ripagheranno il 70% dei costi entro il 2050 e, una volta a regime, compenseranno interamente gli investimenti fatti".

McKinsey ha individuato tre direttrici che potrebbero contribuire a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Innanzitutto, l’adozione delle tecnologie necessarie a ridurre effettivamente le emissioni e lo sviluppo ulteriore delle catene di fornitura e delle infrastrutture a supporto. In secondo luogo, l’introduzione di adeguamenti di tipo economico e sociale. Questo comprende la gestione di un’efficace riallocazione del capitale, la gestione dei cambiamenti della domanda e dei costi che deriverebbero da una transizione green, così come le implicazioni per le comunità in termini di necessità di riqualificazione e diversificazione economica. Infine, l’adozione di adeguati meccanismi di governance e di standard, nonché l’azione sinergica da parte di tutti i soggetti coinvolti.

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