La quarta edizione del report del
Capgemini Research Institute, “
A world in balance 2025: Unlocking resilience and long-term value through environmental action”, evidenzia che le organizzazioni continuano a puntare sulla sostenibilità nonostante l’incertezza globale. Anzi, tre quarti di esse considerano la sostenibilità una strategia fondamentale per rendere il proprio futuro più solido, favorendo competitività, innovazione e resilienza nel lungo periodo. Tuttavia, il report mette in luce un divario tra la percezione di essere preparati e la reale capacità di essere resilienti, suggerendo che molte organizzazioni confondono la pianificazione con un’effettiva adattabilità climatica.
Oltre quattro organizzazioni su cinque prevedono di aumentare gli investimenti nella sostenibilità ambientale, con un incremento di 8 punti percentuali rispetto all’anno scorso. La conformità normativa rimane il principale motore delle iniziative di sostenibilità, seguita dal valore per il business – ossia redditività, risparmio sui costi ed efficienza operativa. Nonostante i vantaggi economici, due terzi dei dirigenti dichiarano di essere sottoposti a una crescente pressione per dimostrare progressi credibili e basati su evidenze scientifiche. Tuttavia solo il 21% delle organizzazioni ha elaborato piani di transizione dettagliati, con obiettivi intermedi e una chiara allocazione del capitale. A livello interno, i progressi sono ostacolati da vincoli di budget, sistemi di misurazione e dati insufficienti, da compartimenti operativi che lavorano a silos. A livello esterno, quasi due terzi dei dirigenti concordano sul fatto che la geopolitica stia attualmente rallentando investimenti e progetti legati alla sostenibilità, una percentuale rimasta stabile rispetto all’anno precedente.
In un contesto globale segnato dal riscaldamento climatico e da disastri ambientali,
le aziende risentono già degli impatti del clima: oltre sette dirigenti su dieci segnalano interruzioni nelle supply chain, problemi di produzione e scarsità di materie prime. Inoltre, due terzi prevedono difficoltà nella gestione dei rischi assicurativi e finanziari. Sebbene la maggior parte dichiari di dare priorità all’adattamento climatico, più della metà considera la propria azienda poco preparata agli effetti concreti dei cambiamenti climatici. Questo scollamento tra percezione e realtà dimostra che solo poche aziende stanno agendo in modo tangibile: appena il 38% ha aggiornato le infrastrutture, il 31% ha spostato la produzione in aree meno vulnerabili e solo il 26% ha riprogettato i propri prodotti.
“Anche se le normative sulla sostenibilità esercitano oggi una pressione minore sulle organizzazioni, i leader aziendali continuano a considerare la sostenibilità un motore fondamentale di valore per il business. Tuttavia, in un contesto di incertezza globale e di budget limitati, molte aziende si trovano a fare i conti con la realtà”, commenta Monia Ferrari, Amministratore Delegato di Capgemini Italia. “I rischi climatici sono un argomento sempre più presente nell’agenda aziendale: su questo tema i leader devono adottare un approccio pragmatico e operativo, implementando con urgenza misure concrete e finanziate di transizione e adattamento. Questo non solo rafforzerà la resilienza, ma stimolerà anche innovazione e competitività.»
L’AI sta svolgendo un ruolo significativo nel promuovere la sostenibilità: quasi due terzi dei dirigenti affermano che le loro aziende utilizzano l’AI per sostenere le proprie strategie in questo ambito. Tuttavia, nonostante i benefici legati all’elaborazione dei dati, alla riduzione dei consumi di risorse e all’aumento di efficienza, l’AI ha un proprio impatto ambientale. Il 57% dei dirigenti riconosce che l’impatto ambientale dell’AI generativa (Gen AI) è un tema di dibattito nei consigli di amministrazione, ma meno di un terzo dichiara di aver intrapreso azioni concrete per ridurlo. La ricerca indica una crescente cautela: la quota di dirigenti convinti che i benefici della Gen AI superino i costi ambientali è scesa dal 67% nel 2024 al 57% nel 2025.
Sul fronte dei consumatori, lo scetticismo cresce rapidamente: oltre sei su dieci (62%) ritengono che le aziende pratichino il greenwashing, un percentuale in forte aumento rispetto a un terzo nel 2023 e a più della metà nel 2024. Inoltre, oltre tre quarti deli intervistati ritengono che le aziende dovrebbero impegnarsi di più per ridurre le emissioni di gas serra. Questo dato evidenzia la necessità di comunicazioni trasparenti e basate su evidenze concrete. Inoltre, solo un quarto dei consumatori ritiene i prodotti sostenibili alla portata delle proprie tasche e appena il 16% ritiene di avere a disposizione informazioni sufficienti in materia di sostenibilità.