Ricerca Legambiente sul Nucleare, contrari i trentenni

Lorien, per conto di Legambiente e La Nuova Ecologia, ha realizzato una ricerca sulle opinioni degli italiani sul nucleare: la maggior parte dei trentenni si dicono sfavorevoli, ma non solo loro.

Autore: Redazione GreenCity

Domanda: "Quanto sarebbe d'accordo con una politica di investimento dello sviluppo nucleare in Italia?"; risposta del 50,7% del campione di età compresa fra i 25 e i 35 anni: "Per nulla".
Questo è quanto emerge da una ricerca portata avanti da Legambiente, volta a far luce sulle reali opinioni degli italiani in materia di nucleare.
Secondo quanto è risultato, quindi, i trentenni sono per lo più orientati a rigettare l'ipotesi di una politica economica che punti a questa forma di energia: addirittura, la percentuale degli sfavorevoli sale al 62,2% se si fa riferimento alla realizzazione di una centrale nucleare nella propria regione.
La ricerca è nata dalla volontà di Legambiente e La Nuova Ecologia, le quali, in concomitanza con il ventiquattresimo anniversario dell'incidente di Cernobyl e tenendo conto della riapertura del dibattito sul nucleare, hanno commissionato a Lorien di indagare le reali opinioni degli italiani in materia.
Secondo quanto emerso, però, non sono solamente i trentenni, che pur non avendo vissuto in quegli anni l'impatto emotivo, mediatico e sociale di Cernobyl, non credono sia giusto investire sul nucleare, ma anche il resto del campione mostra lo stesso approccio alla questione: il 68% di tutti gli intervistati, infatti, risulta essere per nulla o poco favorevole al ritorno del nucleare in Italia.
Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, ha commentato i risultati della ricerca: "Sul nucleare pulito e sull'atomo sicuro ci stanno raccontando solo balle. E' importante che i cittadini, e in particolare i giovani, ne siano consapevoli e che conoscano i rischi reali che la presenza di una nuova centrale atomica sul territorio può comportare. Per non parlare di tutti i problemi ancora insoluti dall'ultima tecnologia, a cominciare dai suoi costi esorbitanti e dallo smaltimento delle scorie radioattive".

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