Emissioni industriali, il commento di Legambiente alla direttiva UE

Il commento di Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, in merito alla direttiva sulle emissioni inquinanti votata dall'Unione Europea.

Autore: Redazione GreenCity

"La nuova direttiva colma solo in parte le gravi lacune della legislazione vigente sulle emissioni degli impianti industriali. Ancora una volta sono consentite deroghe all'adeguamento alle migliori tecniche disponibili per gli impianti più vecchi e inquinanti": questo il commento di Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, sulla direttiva sulle emissioni inquinanti votata in seconda lettura dal Parlamento europeo.
Il testo cerca di colmare le gravi lacune presenti nell'attuale legislazione comunitaria sulle emissioni degli impianti industriali, rilevate dalla Commissione europea nell'applicazione delle migliori tecniche disponibili (Bat - Best Available Techniques) a causa della mancanza di disposizioni chiare in materia, del ruolo poco chiaro dei documenti di riferimento (Bref - Reference Documents on Best Available Techniques) e della possibilità concessa alle autorità nazionali di non attenersi a tali disposizioni nella procedura di autorizzazione.
"Nonostante la nuova direttiva limiti in parte le possibilità di deroga - prosegue Ciafani -, gli impianti industriali e le centrali a carbone che finora hanno potuto inquinare senza adeguarsi alle Bat potranno continuare a farlo per almeno un altro decennio, mentre i cittadini italiani dovranno continuare a pagare i costi ambientali e sanitari provocati dall'attività inquinante di questi impianti. Nella nuova direttiva, inoltre, i criteri di applicazione delle Bat continuano a mantenere la forma di ‘linee guida' e non di criteri legalmente vincolanti, lasciando spazio a possibili abusi da parte degli Stati membri e rendendo più difficile la funzione di controllo della Commissione".
Si prevede, infatti, la possibilità per gli Stati membri di concedere agli operatori di grandi impianti di combustione deroghe sull'applicazione delle Bat fino al 30 giugno 2020 attraverso la redazione di Piani nazionali da inviare entro la fine del 2013 alla Commissione per la loro verifica ed eventuale approvazione.
Si tratta in particolare delle vecchie centrali a carbone responsabili di circa il 90% delle emissioni industriali di anidride solforosa (SO2) e ossidi di azoto (NOx) con un forte impatto sulla qualità dell'aria e la salute dei cittadini europei. Potranno usufruire di deroghe anche gli impianti che non rientrano nei Piani nazionali approvati dalla Commissione.
Infatti, agli impianti di combustione che a partire dal 1 gennaio 2016 - come richiesto dalla normativa - non si adeguano ai limiti previsti dalle Bat è concessa la possibilità di poter continuare ad operare per un ammontare complessivo di 17.500 ore e non oltre il 31 dicembre 2023, quando gli impianti dovranno essere chiusi definitivamente.
In Italia, saranno oggetto della nuova normativa grandi impianti industriali e centrali a carbone già in notevole ritardo rispetto ai limiti meno rigorosi previsti dalla normativa vigente, che potranno così rimandare ulteriormente il loro adeguamento.
Tra i peggiori impianti industriali per inquinamento atmosferico (secondo i dati riportati nell'E-Prtr - European Pollutant Release and Transfer Register - e non ancora validati dall'Ispra, a causa della situazione di stallo in cui versa l'istituto) nel 2008 svetta l'Ilva di Taranto.

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