Fukushima, temperatura stabile ai reattori 5 e 6. Sempre alta quella del reattore 4

La temperatura dell'acqua di raffreddamento del carburante nucleare dei reattori 5 e 6 dell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi è rimasta sostanzialmente stabile ieri, secondo un dispaccio dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA)

Autore: Franco Cavalleri

La temperatura dell'acqua di raffreddamento del carburante nucleare dei reattori 5 e 6 dell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi è rimasta sostanzialmente stabile ieri, secondo un dispaccio dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA): 65 gradi per il reattore numero 5, leggermente più bassa (62) per il reattore numero 6.
L'ultima lettura disponibile per il reattore numero 4 – quello che da giorni sta riempiendo di incubi le notti dei giapponesi, e del mondo intero – è di 84 gradi centigradi. Un livello di calore terribilmente vicino al punto di ebollizione dell'acqua.
Il carburante spento rimosso da una centrale nucleare è altamente radioattivo e genera calore intenso. Gli operatori delle centrali nucleari normalmente immagazzinano questo materiale in piscine di acqua per il raffreddamento e per schermare le radiazioni che vengono emesse. In condizioni di normale operatività, la temperature dell'acqua di raffreddamento viene tenuta sotto i 25 °C. A Fuskushima Daiichi, però, le condizioni sono tutt'altro che normali. Il terremoto – e soprattutto lo tsunami che lo ha seguito – hanno fatto venire a mancare la fornitura di energia, necessaria per monitorare il livello e la temperature dell'acqua in cui il carburante è immerso: se questo livello dovesse scendere fino a lasciare scoperto il carburante o la temperatura dovesse raggiungere il punto di ebollizione, il carburante nucleare può rimanere esposto all'aria e rilasciare radiazioni.
La temperatura dell'acqua delle piscine di raffreddamento dei reattori 5 e 6 viene tenuta sotto controllo grazie all'impiego di un generatore diesel che fornisce l'energia necessaria. Per il reattore 4, invece, è stato necessario ricorrere all'impiego, peraltro ancora senza grandi risultati, di elicotteri e autocisterne.

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