Bonifiche: confermati gli impatti sulla salute denunciati da Greenpeace

Greenpeace ha ribadito la ferma opposizione a qualsiasi ipotesi di "condono" per i gravissimi danni ambientali e sanitari causati finora dai SIN (Siti d'Interesse Nazionale) e dalla loro mancata bonifica.

Autore: Redazione GreenCity

Nel corso di un'audizione alla "Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti", la Dottoressa Loredana Musumeci, Direttrice del dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto Superiore Sanità, ha confermato la gravità degli impatti sanitari dei SIN (Siti d'Interesse Nazionale) ovvero delle aree dismesse che da anni attendono di essere bonificate. 
Greenpeace, nel rapporto: "SIN Italy, la bonifica dei siti di interesse nazionale", aveva già svelato i risultati fondamentali dello studio epidemiologico "Sentieri" curato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e condotto su 44 dei 57 SIN, studio del quale si attende ancora la pubblicazione integrale. Nel corso dell'audizione la Dottoressa Musumeci ha confermato che dietro queste cautele c'è la preoccupazione per le gravi anomalie riscontrate poiché "si tratta di dati sensibili anche in termini di comunicazione, per cui stiamo cercando di andare, contestualmente, regione per regione a spiegare il dato."
I dati sono ovviamente preoccupanti. Oltre alla mortalità per causa, sono state studiate anche le malformazioni congenite: da quanto riferito sono stati riscontrati eccessi di mortalità per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, eccesso di mesotelioma pleurico nei siti con presenza di amianto, eccessi di mortalità per malformazioni congenite dovuti probabilmente all'inquinamento ambientale, insufficienze renali, per le quali svolge un ruolo causale l'esposizione a metalli pesanti, a IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e a composti alogenati.
Inoltre si rileva l'incremento dei linfomi non Hodgkin, in relazione all'esposizione a PCB (policlorobifenili). In alcuni casi si ipotizza anche un'esposizione della popolazione attraverso la dieta alimentare, non solo attraverso le emissioni industriali, laddove i residui e le sostanze chimiche provenienti dai SIN hanno contaminato aree agricole o di allevamento.

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