Misurare le microplastiche in acqua, parte lo studio comparativo

Il JRC ha annunciato l'avvio di uno studio comparativo tra laboratori di tutto il mondo per identificare e armonizzare i metodi per misurare le microplastiche in acqua.

Autore: Redazione ImpresaGreen

La presenza di microplastiche nelle acque è motivo di preoccupazione. Al momento non ci sono dati scientifici precisi che definiscono il rischio in maniera univoca. È per questo che il JCR (Joint Research Centre, il servizio scientifico interno della Commissione Europea) sta portando avanti ulteriori ricerche.

Si ricorda che le microplastiche sono minuscoli frammenti di plastica riversati nelle acque. Provengono da alcuni detergenti con microgranuli, finalizzati ad esfoliare la pelle o allo scrub del corpo. Dalla produzione e lavaggio di capi in microfibra. O anche da prodotti in plastica abbandonati nell'ambiente, che si frammentano.

Crescono le segnalazioni sul rischio di contaminazione dell'acqua e del cibo. Attualmente sono disponibili alcuni dati sulle microplastiche in vari comparti ambientali e in alcuni prodotti alimentari. Però non sono sufficienti per valutare l'esposizione umana al rischio. Insomma, per giudicare i potenziali rischi per la nostra salute. Quello che manca sono metodi affidabili e armonizzati per la misurazione delle microplastiche.
Per colmare questa lacuna, il JRC ha annunciato uno studio comparativo per la misurazione delle microplastiche nei campioni di acqua. Consiste nell'inviare campioni di acqua addizionati con microplastiche a un gruppo di 130 laboratori sparsi per tutto il mondo. Ciascuno misurerà in modo indipendente la quantità di microplastiche presenti nei campioni e invierà i dati al JCR.

I risultati dello studio dovrebbero essere disponibili in autunno. Aiuteranno a identificare metodi per armonizzare la misurazione di microplastiche in acqua. Questo dovrebbe contribuire a sostenere le azioni dell'UE nell'ambito di materie plastiche e microplastiche. Il riferimento è alle campagne di monitoraggio per le microplastiche nelle acque reflue. Allo sviluppo di un metodo di test per misurare l'abrasione degli pneumatici e alla definizione di una direttiva quadro sulla strategia marina.

Che cos'ha fatto finora la Commissione Europea

Nel 2018 la Commissione Europea ha proposto nuove norme a livello UE contro 10 prodotti di plastica monouso più spesso presenti sulle spiagge e nei mari d'Europa, nonché gli attrezzi da pesca smarriti o abbandonati. Insieme, questi 10 prodotti costituiscono il 70% di tutti i rifiuti marini.

Nell'ambito del Green Deal europeo, una delle priorità è affrontare il problema dell'inquinamento prodotto dalle microplastiche. La Commissione prevede azioni mirate per limitare l'emissione di microplastiche derivate da prodotti quali pneumatici e tessuti, e dalla produzione di plastica.

La Commissione sta inoltre lavorando per limitare le microplastiche addizionate intenzionalmente nei cosmetici, vernici e detergenti sia professionali sia indirizzati ai consumatori. Non ultimo, la nuova direttiva sull'acqua potabile consente alla Commissione di sviluppare una metodologia per misurare le microplastiche e includere i quantitativi negli elenchi di controllo.

A seguito della valutazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, la Commissione esaminerà anche i metodi per misurare le microplastiche da e verso gli impianti di trattamento delle acque reflue.

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