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Golfo del Messico, la piattaforma affondata preoccupa Greenpeace

L'associazione ambientalista Greenpeace ha voluto mettere in evidenza i rischi che potrebbero esserci sull'ambiente a causa della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera affondata nel Golfo del Messico.

Redazione GreenCity

Greenpeace invita a prestare attenzione alla piattaforma petrolifera affondata nel Golfo del Messico, per i rischi che potrebbero esserci sull'ambiente.
Alessandro Gianni, direttore delle campagne di Greenpeace, ha spiegato: "Potrebbe essere un disastro superiore anche a quello della Haven, la petroliera con bandiera cipriota affondata nel 1991 al largo di Genova e che segna ancora il nefasto record degli sversamenti del Mediterraneo. Solo tra qualche mese, quando la conduttura sarà chiusa si saprà quanto petrolio sarà stato sversato nel Golfo del Messico. Il maltempo nell'area dell'incidente della Deepwater Horizon tiene per ora il petrolio lontano dalle coste. Il petrolio in queste condizioni si emulsiona con l'acqua e le operazioni di recupero saranno praticamente impossibili. In questo periodo, inoltre, nel Golfo del Messico è in corso la stagione riproduttiva del tonno rosso e sta cominciando quella di quattro specie di tartarughe marine".
Un pericolo notevole, quindi, come illustrato dal membro di Greenpeace, messo in evidenza anche dalla classifica ufficiale degli sversamenti di idrocarburi da navi cisterna, dove la Haven si trova al quinto posto, subito dopo la Amoco Cadiz, affondata nell'anno 1978 in Bretagna.
Gianni ha spiegato inoltre come "il disastro della Deepwater Horizon, il massimo della tecnologia delle esplorazioni petrolifere, ha smascherato i rischi nei mari italiani, oggetto sempre più spesso di permessi di ricerca offshore. Decenni di maree nere non ci hanno insegnato niente: in Italia, il Governo continua a rilasciare autorizzazioni a valanga, soprattutto in Adriatico e, da ultimo, anche al largo delle Isole Tremiti ormai è tempo di dedicarsi davvero alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica. Così, invece di uccidere i lavoratori, potremmo creare migliaia di posti di lavoro".

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Pubblicato il: 27/04/2010

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