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Legambiente: coprire con il biometano il 10% del fabbisogno annuo di gas naturale entro il 2030

Lo sviluppo degli impianti a biometano comporta notevoli vantaggi ambientali e consente di affrontare una delle sfide più difficili della decarbonizzazione, quella della mobilità e dei trasporti.

Redazione ImpresaGreen

"Una buona pianificazione e il coinvolgimento dei cittadini" sono, per Legambiente, la chiave per lo sviluppo degli impianti a biometano nel nostro Paese, dove dal 2018 è possibile immettere in rete questo combustibile prodotto da rifiuti urbani, scarti agroalimentari, fanghi di depurazione e discariche esaurite. Una scommessa con vantaggi importanti – il biometano nazionale potrebbe coprire in pochi anni il 10% dei nostri consumi di gas.
Diverse aziende hanno iniziato da tempo a sviluppare mezzi pesanti funzionanti a biometano compresso, migliorando di molto la sostenibilità del trasporto su strada e del trasporto pubblico locale. Ulteriori passi avanti devono, però, essere fatti in questo segmento come in quello del trasporto navale.
Tecnologie, gestione e usi finali del biometano sono stati oggetto di un incontro organizzato a Bologna dall’associazione ambientalista, con lo scopo di creare un momento di confronto sulla diffusione e sullo sviluppo di questa risorsa in Italia, attraverso l’intervento di attori del settore, istituzioni e portatori d’interesse, al fine di sottolinearne la strategicità e le potenzialità in una prospettiva di decarbonizzazione del settore energetico e dei trasporti.
Due le proposte fondamentali avanzate da Legambiente: una campagna di informazione capillare su che cosa sia il biometano “fatto bene” e l’attivazione di processi di partecipazione territoriale. Con l’obiettivo di favorire la produzione di questa fonte di energia rinnovabile, attraverso una corretta pianificazione degli impianti di produzione per rendere lo sviluppo del biometano strategico per ridurre la dipendenza dalle fossili e per raggiungere gli obiettivi dell’economia circolare, a partire dalla chiusura del ciclo dei rifiuti organici.
“L’Italia, con 1.600 impianti a biogas, è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo – ha dichiarato il direttore generale di Legambiente Direttore generale

L’esperienza in Legambiente è iniziata nel 1998 come volontario e poi responsabile nei campi di volontariato e dal 2005 nell’ufficio scientifico nazionale. Geologo, dal 2012 è responsabile scientifico e dal 2015 è coordinatore del Comitato Scientifico di Legambiente. Ha curato per l’associazione l’organizzazione delle principali campagne di monitoraggio scientifico, a partire dalla Goletta Verde, Goletta dei laghi e Treno Verde. Curatore di dossier e rapporti dell’associazione, di articoli e pubblicazioni scientifiche sui temi del marine litter, dell’acqua, del rischio idrogeologico, dell’inquinamento atmosferico, dei rifiuti e delle bonifiche. Per l'associazione ha avuto la fortuna di girare l'Italia in lungo e largo, condividendo esperienze, iniziative, battaglie e vittorie con i tanti amici di Legambiente.">Giorgio Zampetti – ha quindi un potenziale produttivo di biometano alto, stimato al 2030 in 10 miliardi di metri cubi, di cui almeno otto da matrici agricole, pari a circa il 10% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. E l’approvazione del decreto del 2 marzo 2018, che ha introdotto nuovi incentivi per la produzione di biometano finalizzato al settore trasporti, è un ottimo strumento. Anche se la finestra degli incentivi si chiude al 2022 e occorre quindi uno sforzo di tutti per riuscire a mettere in campo procedure e iter per la realizzazione degli impianti che tengano conto di questo vincolo temporale. Positivo e importante in questo contesto il segnale che arriva dalle aziende nell’investire in innovazione e produrre progetti sempre più interessanti”.

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Pubblicato il: 10/10/2019

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