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Smart working, ENEA pubblica la prima indagine nazionale realizzata con 29 amministrazioni

Marina Penna ricercatrice ENEA: "Per uscire da questa emergenza sanitaria meglio di come ci siamo entrati lo “smart working” andrà compreso, mantenuto, potenziato e reso più efficace".

Redazione ImpresaGreen

Si chiama “Il tempo dello Smart Working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente” ed è la prima indagine nazionale su telelavoro e lavoro agile nella PA, realizzata da ENEA. All’indagine hanno aderito 29 amministrazioni pubbliche che, già prima dell’emergenza Coronavirus, avevano attivato e reso accessibile queste nuove forme di lavoro a distanza. I dati analizzati hanno coinvolto oltre 5.500 persone ed è stato anche realizzato un sondaggio, su base volontaria, al quale ha risposto il 60% del totale coinvolto, costituito per il 76% da donne e  il  24% da uomini.
Consultabile sul sito ENEA, l’indagine condensa in poco meno di 100 pagine i risultati di un lavoro durato più di un anno, mettendo in evidenza la portata ‘trasformativa’ e le potenzialità di questa nuova organizzazione del lavoro che consente di migliorare la qualità del lavoro, conciliare lavoro-famiglia, valorizzare le persone e agire per la sostenibilità ambientale urbana. In particolare, lo studio evidenzia che esistono i presupposti per modifiche di comportamento stabili, su larga scala, in grado di incidere su livelli di congestione e di inquinamento e che è possibile impostare con successo policy urbane integrate, aprendo a una maggiore flessibilità nella scelta di luoghi e dei tempi di lavoro.
“Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica Amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere", spiegano Marina Penna e Bruna Felici, due delle ricercatrici ENEA che hanno curato l’indagine. La metodologia di analisi adottata ha posto in relazione i profili degli intervistati (genere, età, titolo di studio, esperienza di lavoro, caratteristiche della famiglia, ecc…) con le abitudini di mobilità, le motivazioni alla base di queste, le testimonianze di come il lavoro a distanza ha modificato il modo di lavorare, le relazioni con i responsabili e con i colleghi, quelle con i familiari, la percezione della propria vita personale e, infine, il grado di soddisfazione/insoddisfazione che ha accompagnato questo cambiamento. Parallelamente ha analizzato l’esperienza maturata in ciascuna amministrazione, le motivazioni alla base del ricorso al lavoro a distanza, i risultati, le criticità e i punti di forza”.
Sotto il profilo ambientale, dallo studio emerge che lo smart working ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante, modificando anche la loro qualità di vita e di lavoro. Si tratta di un dato di rilievo, tenuto conto che secondo l’INRIX 2018 Global Traffic Scorecard una città ad alta presenza di lavoratori della PA come Roma, dove lavorano 400mila persone tra ministeri e amministrazioni centrali e locali, è la seconda al mondo per ore trascorse in auto, il doppio di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di Madrid. Da qui il duplice beneficio di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che ENEA stima in 8mila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto.

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Pubblicato il: 07/05/2020

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