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L'industria della moda e del tessile mira a diventare sempre più green

Una recente ricerca di Economist Intelligence Unit (EIU) per U.S. Cotton Trust Protocol mostra che, nonostante le difficoltà causate dal Covid-19, i top manager delle maggiori industrie di produzione e vendita di moda e delle aziende tessili considerano la sostenibilità un obiettivo primario.

Redazione ImpresaGreen

Una recente ricerca dimostra che la sostenibilità è il secondo obiettivo strategico dell'industria globale della moda e sottolinea il comune impegno del settore nella creazione di un futuro completamente "green"
La ricerca è stata effettuata da Economist Intelligence Unit (EIU) per lo U.S. Cotton Trust Protocol basandosi su interviste con marchi leader come Adidas, H&M e Puma. Il nuovo report "La sostenibilità è di moda?" arriva in un momento in cui l'industria si trova di fronte ad un bivio: decidere se continuare a investire nella sostenibilità o ritornare sui propri passi in considerazione della pandemia.
Da questa ricerca, emerge in primo luogo che per i big della moda, della vendita al dettaglio e del tessile la sostenibilità è fondamentale per la sopravvivenza del business.
A dispetto della pandemia, infatti, i dati raccolti mostrano che per molti dei più grandi marchi fashion di rilevanza mondiale la sostenibilità è diventata un fattore cruciale per l'azienda. La maggior parte dei top manager della moda, della vendita al dettaglio e del tessile intervistati (60%), ha individuato la svolta sostenibile come uno dei due principali obiettivi strategici per la propria attività, seconda solo al miglioramento della soddisfazione dei clienti (primo classificato col 64%). Ciò contrasta nettamente con il tradizionale obiettivo di "premiare gli azionisti" che risulta oggi essere indicato solo da uno su sei (15%) degli intervistati come obiettivo principale.
I top manager affermano che stanno introducendo misure di sostenibilità in tutta la filiera produttiva. Ciò prevede, a partire dall'approvvigionamento di materie prime prodotte in modo sostenibile (65%), di adottare ormai un approccio basato sull'economia circolare e sulla riduzione dei gas serra (51% ciascuno) e investire in nuove tecnologie come la stampa 3D e la blockchain (41%). Nel complesso, la maggioranza (70%) è ottimista sul fatto che il fast fashion possa essere sia accessibile che sostenibile.
Un elemento chiave che emerge dalla ricerca è l'importanza della disponibilità di dati per essere più sostenibili. La raccolta di dati dell'azienda e della supply chain per misurare le prestazioni è, infatti, posta in cima alla lista delle priorità dal 53% dei top manager, seconda solo allo sviluppo e all'implementazione di una strategia di sostenibilità ambientale con target misurabili, posti in cima dal 58%.
E i dati non sono importanti solo nel breve periodo: il 28% dei top manager ha affermato che la disponibilità di dati affidabili è la chiave per traguardare gli obiettivi di sostenibilità nel prossimo decennio. Inoltre, il 73% ha dichiarato di sostenere parametri di riferimento e soglie globali come mezzo efficace per misurare le performance di sostenibilità e guidare il progresso del settore.
Tuttavia, i risultati rilevano che per i maggiori marchi di moda, rivenditori e aziende tessili è difficile ottenere dati di buona qualità.
Mentre i capi azienda affermano di disporre di un buon numero di dati sulle pratiche di sostenibilità dei fornitori (65%), sui diritti dei lavoratori e sulla salute e sicurezza sul lavoro nella catena di fornitura (62%). Una percentuale significativa delle imprese (45%) non tiene traccia delle emissioni di gas serra prodotte durante la produzione e distribuzione dei prodotti, mentre il 41% non tiene traccia della quantità di acqua ed energia utilizzata per produrre le materie prime di cui si rifornisce.
In prospettiva, il 29% degli intervistati ha riscontrato che la mancanza di dati disponibili e facilmente accessibili potrebbe ostacolare il processo di collaborazione verso l'obiettivo della sostenibilità in tutto il settore.
Questa determinazione verso la sostenibilità si scontra con l'incertezza generata dal Covid-19; va comunque fatto presente che, quando è stato chiesto il loro punto di vista sulla pandemia, poco più della metà (54%) degli intervistati ha affermato di ritenere che la pandemia potrebbe rendere la sostenibilità un fattore meno prioritario all'interno del settore.

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Pubblicato il: 13/10/2020

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