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Parmalat: in 10 anni 7mila tonnellate di plastica in meno nei packaging

Ha sviluppato la prima bottiglia di latte con il 50% di plastica riciclata per la quale è stata la prima azienda alimentare ad ottenere certificazione “Plastica Seconda Vita” e ha evitato l’emissione della CO2 assorbita in un anno da 71 mila piante e riducendo l’impiego della plastica vergine da fonti non rinnovabili.

Redazione ImpresaGreen

Riduzione della quantità di packaging utilizzato, progettazione degli imballi per ridurne il peso, impiego di materiali riciclabili e riciclati, utilizzo di materiali a basso impatto ambientale. Sono queste le azioni principali della “packaging strategy” di Parmalat – azienda parte del Gruppo Lactalis in Italia - che dal 2010 a oggi ha permesso di ridurre di 7mila tonnellate la quantità di plastica impiegata e di evitare l’emissione di 14mila tonnellate di CO2.
"In Parmalat siamo consapevoli che la produzione di ogni alimento ha un impatto sul territorio e che è necessario mettere in campo scelte, strategie ed energie per ridurre al minimo le ricadute ambientali. Ecco perché come team di Ricerca e Sviluppo Packaging studiamo imballaggi che hanno come fine ultimo quello della sostenibilità ambientale – afferma Marco Bianchi, R&D Packaging Development Manager – e per questo ci impegniamo in packaging più leggeri, riciclabili e riciclati, in un’ottica di economia circolare e in un dialogo costante con la filiera e i consumatori”.
Negli ultimi 10 anni Parmalat ha accelerato sulla revisione e riprogettazione di tutti gli imballi primari e secondari per ridurne il peso e l'impatto ambientale.Per fare alcuni esempi: il peso di una bottiglia da 1 litro di latte fresco in PET è stato ridotto dell’8%, pari a 1931 tonnellate in meno di plastica in 10 anni, mentre quella da mezzo litro del 20% (-709 tonnellate); una bottiglia da 1 litro di latte UHT in HDPE pesa oggi il 7% in meno rispetto al 2010, e ha permesso di ridurre di 2940 tonnellate la plastica immessa sul mercato; un vasetto di yogurt da 125 grammi in PS è stato alleggerito del 6%, pari a un risparmio di 146 tonnellate in 10 anni e riprogettato in PP per poterlo riciclare.
Grande importanza riveste inoltre il ricorso a materiali riciclati, a cui si dà quindi una “seconda vita”, in un’ottica di economia circolare: per citare alcuni casi: nel 2019 Parmalat è stata la prima azienda dell’alimentare a ottenere la certificazione Plastica Seconda Vita grazie allo  sviluppo di una bottiglia realizzata con il 50% di PET riciclato, con un dimezzamento della plastica vergine che equivale a una riduzione di emissione di CO2 pari a quella assorbita in un anno da un bosco di 71mila piante; inoltre, dopo anni di test e ricerche, l’azienda oggi impiega cartoncino riciclato per tutti i cofanetti dei multipack di vasetti, vaschette e brick (yogurt, dessert, panne e succhi),  ed è fortemente impegnata a raggiungere il 100% per tutti gli imballaggi secondari in cartone (oggi è 95% sul totale di tutte le applicazioni).
Per quanto riguarda il ricorso a materiali a basso impatto ambientale, lo standard internazionale FSC (Forest Stewardship Council) certifica che la carta utilizzata per la produzione degli imballaggi tipo “brick” di Parmalat proviene da foreste gestite in maniera responsabile e sostenibile. Inoltre, tutte le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione, trasporto e packaging dei brick di latte fresco e ESL sono compensate mediante il supporto di progetti finalizzati alla conservazione delle risorse naturali o all’impiego di energia rinnovabile.

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Pubblicato il: 18/03/2021

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