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Istat: nel 2020 le perdite idriche sono pari al 42,2% del volume immesso in rete

Il volume di acqua prelevato per uso potabile è di 9,2 miliardi di metri cubi (422 litri giornalieri per abitante).

Redazione ImpresaGreen

L’Istat prosegue la diffusione dei risultati del Censimento delle acque per uso civile 2020, dopo la Statistica Report e le tavole statistiche messe a disposizione degli utenti in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2022 , aggiungendo elementi di analisi e valutazione alla fotografia dei servizi idrici per uso civile in Italia, dal prelievo di acqua per uso potabile alla depurazione delle acque reflue urbane.
Dai nuovi dati emerge che in Italia, nel corso del 2020, risultano operativi nel settore dei servizi idrici per uso civile 2.391 gestori (2.552 nel 2018), di cui 1.997 in economia (enti locali) e 394 specializzati.
Il volume di acqua prelevato per uso potabile è di 9,2 miliardi di metri cubi (422 litri giornalieri per abitante). Rispetto al 2018, il volume presenta una contrazione, seppur piuttosto modesta (-0,4%).
A fronte di un volume di acqua immessa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile pari a 8,1 miliardi di metri cubi (373 litri per abitante al giorno), a causa delle perdite gli utenti finali dispongono di 4,7 miliardi di metri cubi di acqua erogata per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendente gli usi sia fatturati sia non fatturati (tra gli altri, fontanili, lavaggio strade, antincendio). I volumi distribuiti si riducono di circa un punto percentuale rispetto al 2018. Le perdite totali in distribuzione (differenza tra volumi immessi ed erogati) sono pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete, rilevando una situazione pressoché stazionaria a livello nazionale (42,0% nel 2018). Nei distretti idrografici della fascia appenninica centro-meridionale e insulare, nonché nelle regioni del Mezzogiorno, le perdite sono superiori al dato nazionale.
Nel 2020 si stima che circa nove residenti su dieci (88,7%) siano allacciati alla rete fognaria pubblica, indipendentemente dalla disponibilità di impianti di trattamento successivi. Sono 6,7 milioni i residenti non allacciati alla rete fognaria pubblica; di questi 387mila (0,7% della popolazione) risiedono in 40 comuni completamente privi del servizio.
Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane in esercizio nel 2020 sono 18.042 e servono, in maniera completa o parziale, il 96,3% dei comuni italiani. Tali impianti, progettati per trattare potenzialmente 107 milioni di abitanti equivalenti, di tipo civile e industriale, hanno effettivamente trattato nell’anno un carico inquinante di poco superiore a 67 milioni di abitanti equivalenti. Gli impianti con trattamenti secondari e avanzati, pur rappresentando il 43,7% del parco depuratori, trattano più del 94% dei carichi inquinanti confluiti ai depuratori delle acque reflue urbane. Il restante 6% del carico è trattato da vasche Imhoff e impianti di tipo primario.
Il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è completamente assente in 296 comuni, dove risiedono 1,3 milioni di abitanti (2,2% dei residenti); il 68% di questi comuni sono localizzati nel Mezzogiorno, soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria.



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Pubblicato il: 03/01/2023

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