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Deloitte: in Italia per un top manager su due cambiamento climatico è la questione più urgente del 2023

l 63% dei C-level italiani (dato in linea con quello globale, 61%) ritiene che nei prossimi tre anni il cambiamento climatico impatterà le strategie e le attività aziendali. Ne consegue un maggior impegno: 8 su 10 C-level hanno già incrementato gli investimenti in ambito sostenibilità (rispetto alla media globale del 75%).

Redazione ImpresaGreen

I vertici aziendali italiani considerano il cambiamento climatico come una priorità assoluta per le proprie organizzazioni, in un contesto di incertezza globale. Questa tematica è in cima all’agenda dei leader, al punto da essere classificata come una delle “tre questioni principali” da affrontare secondo il 42% dei C-level (CxO) a livello globale, preceduta solo dai timori sull’andamento dell’economia (44%). La necessità d’interventi rapidi e mirati per contrastare il cambiamento climatico è percepita in misura superiore in Italia: per il 52% degli intervistati è la questione più urgente da affrontare nel 2023. Il 63% dei vertici aziendali italiani (dato in linea con quello globale, 61%) ritiene che nei prossimi tre anni il cambiamento climatico impatterà le strategie e le attività aziendali. Per questo, le organizzazioni italiane stanno aumentando il proprio impegno: 8 su 10 hanno già accresciuto gli investimenti legati alla sostenibilità (rispetto alla media globale del 75%). È quanto emerge dal “CxO Sustainability Report 2023 - Accelerating the Green Transition”, indagine svolta da Deloitte a livello globale (oltre 2000 interviste in 24 Paesi ai CxO dei principali settori industriali), che viene presentata in occasione del World Economic Forum di Davos.

Dall’indagine Deloitte emerge che in Italia le imprese stanno affrontando con particolare impegno la sfida del cambiamento climatico, con azioni quali un maggiore utilizzo di materiali sostenibili (71% vs. 59% globale) e l’adozione di tecnologie “pulite” (64% vs. 54% globale). Tuttavia, per conseguire una trasformazione significativa sono necessarie altre azioni “in grado di far muovere l’ago della bilancia” quali lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi rispettosi dell’ambiente (66% vs. 49% globale), la costituzione di un ecosistema di partner fondato su criteri di sostenibilità (61% vs. 44% globale) e la realizzazione di interventi volti a rendere più sicure le strutture aziendali in caso di eventi climatici estremi (50% vs. 43% globale). Si registrano tuttavia anche barriere che ostacolano questa transizione ecologica, quali i costi molto elevati delle iniziative (25% vs. 19% globale), il focus ancora orientato al breve termine (21% vs. 18% globale) e la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni (21% vs. 12% globale).

Come si evince dal CxO Sustainability Report 2023 di Deloitte, diventare attori attivi nella transizione verso un’economia a basse emissioni può trasformarsi in un fattore competitivo importante e distintivo, in grado di garantire diversi benefici anche nel rapporto con i vari stakeholder. Secondo i CxO italiani, questa scelta consente di migliorare la riconoscibilità e la reputazione del proprio brand (70% vs. 52% globale), il morale e il benessere dei dipendenti (54% vs. 42% globale) e i ritorni per gli investitori (46% vs. 31% globale). Sono meno considerati, invece, sia a livello nazionale che internazionale, i benefici di natura finanziaria di cui potrebbero avvantaggiarsi le imprese nel lungo periodo, soprattutto in termini di valore delle attività (21% vs. 25% globale), costo dell’investimento (14% vs. 24% globale) o ricavi (11% vs. 23% globale).



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Pubblicato il: 17/01/2023

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