Il nuovo programma, nato dalla collaborazione tra Deloitte Climate & Sustainability e Officine Innovazione, punta ad accelerare la transizione verso un’economia circolare e a renderla sistemica nel contesto urbano, coniugando innovazione e sostenibilità.
Redazione ImpresaGreen
L'economia circolare è un'opportunità per le città italiane di ripensare i modelli di produzione e consumo, ma anche servizi e infrastrutture attraverso un approccio innovativo. Dal momento che lo sviluppo circolare è una transizione che richiede di essere sistemica, il nostro Paese deve compiere ulteriori passi in avanti per accrescere il tasso di circolarità, accanto a una consapevolezza sempre più spiccata nei confronti della transizione circolare da parte della collettività. A questo proposito, Deloitte Climate & Sustainability e Officine Innovazione lanciano il CircularCity Innovation Lab, un programma che ha lo scopo di identificare e accelerare, insieme ad aziende e organizzazioni leader, le soluzioni di start-up e scale-up più promettenti nei settori che possono avere un impatto sulla transizione circolare urbana: quelli inerenti al ciclo dei materiali, alla mobilità, alle risorse e al ciclo dell'acqua.
“Più della metà della popolazione mondiale vive nelle città, con un notevole consumo quotidiano di risorse primarie – commentano Stefano Pareglio e Francesco Iervolino, rispettivamente Presidente di Deloitte Climate & Sustainability e Partner Deloitte Officine Innovazione –. Per questo le città possono diventare incubatrici di soluzioni all’avanguardia, accelerando la transizione verso un’economia circolare, attenta all’uso della materia e dell’energia, in grado di coinvolgere l’intera comunità e di guidare il cambiamento. Ciò imporrà di riorientare l’impiego dei capitali e di mobilitare risorse finanziarie pubbliche e private per promuovere e sviluppare iniziative innovative e intersettoriali, come è necessario per una economia e una società davvero sostenibili”.
Ciclo dei materiali
Secondo l'ultimo Global Circularity Gap Report solamente il 7,2% dell'economia globale può essere considerata circolare nel 2023 e le quantità di risorse e materiali utilizzati si prevede che raddoppieranno entro il 2050 rispetto ai livelli del 2015. Prendendo in analisi le quattro aree a maggior impatto, dalle rielaborazioni Deloitte presenti nel Circular Cities Outlook emerge che la forte crescita del settore delle costruzioni legata agli incentivi per la ristrutturazione è stata uno dei principali fattori che hanno influenzato l'andamento negativo del tasso di utilizzo di materiali da riciclo nel 2021 rispetto agli anni precedenti (attestandosi al 18,4%, il 2,2% in meno rispetto al 2020), poiché il settore dipende ancora principalmente da materie prime vergini.
Ciclo di trasporti e mobilità
Il comparto della mobilità condivisa invece è un settore in costante rafforzamento a livello nazionale, con il numero di servizi di mobilità condivisa che è aumentato nell'ultimo anno di oltre il 20%, da 158 a 190. Inoltre, l'Italia con una media di 12 servizi di mobilità condivisa per città è il secondo Paese in Europa dopo la Germania.
Ciclo delle risorse
Un ostacolo allo sviluppo di un'economia circolare arriva dalla quantità di rifiuti urbani mandati in discarica, essendo uno spreco di risorse e una deviazione dal recupero e dal riciclaggio. Negli ultimi cinque anni tale quantità è calata del 23%, anche se la Commissione europea ha limitato al 10% la quantità di rifiuti solidi che possono essere smaltiti in discarica e questo obiettivo deve essere raggiunto entro il 2035. In Italia nel 2021 il 19% dei rifiuti è stato inviato in discarica, quindi il Paese è ancora al di sopra dell'obiettivo fissato dall'Unione Europea.
Ciclo dell'acqua
Infine, con 9,2 miliardi di metri cubi (cioè 161 metri cubi di acqua per abitante) l'Italia detiene il record nel 2020 tra i 27 Paesi dell’Unione Europea per il totale delle acque dolci prelevate per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Questo numero è fortemente influenzato dal fatto che le tubazioni idriche presentano perdite significative, quasi al 42,2% del volume totale di approvvigionamento idrico da stime ISTAT.
“Le nostre città – aggiunge Stefano Pareglio – sono un attore essenziale nella sfida rappresentata dal cambiamento climatico, sia per limitare le emissioni di gas serra, sia per adattarci a un clima che è già cambiato. Tutti i membri della comunità urbana sono chiamati ad agire, in ragione dei differenti ruoli e responsabilità. Le imprese possono giocare un ruolo fondamentale: i mercati, i clienti, i fornitori, i dipendenti chiedono loro un’evoluzione del modello di business tesa a ricercare e ad applicare soluzioni all’avanguardia per accelerare la transizione verso un uso responsabile ed efficace delle risorse materiali ed energetiche”.
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