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Cambiare la progettazione per cambiare le città

Costruire città sostenibili dal punto di vista ambientale passa necessariamente attraverso una radicale modifica del processo di progettazione.

Franco Cavalleri

Costruire città sostenibili dal punto di vista ambientale passa necessariamente attraverso una radicale modifica del processo di progettazione.
cambiare-la-progettazione-per-cambiare-le-citta-1.jpgSecondo i numeri del Piano per una Lombardia Sostenibile, che riprende il Piano di Azione per l'Energia, i consumi energetici regionali sono da attribuire per il 42% agli usi civili (residenziale e terziario). Si tratta (dati del 2007) di oltre 12 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio su un totale di 25 milioni annui. Investire nel miglioramento dell'efficienza energetica dell'edilizia civile, quindi, è particolarmente favorevole e può portare ad un forte innalzamento dell'efficienza energetica del paese nella sua globalità.

Senza dimenticare che le direttive dell'Unione Europea prevede, per il 2018, che tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione siano ad impatto zero sui consumi energetici. Due anni dopo, 2020, lo stesso principio entrerà in vigore per tutte le altre tipologie di costruzioni civili. Allo stesso tempo, sono previste forme di incentivazione e promozione – eventualmente anche forzosa – perché le costruzioni esistenti si adeguino alle nuove direttive in materia di consumi energetici.

L'obiettivo, naturalmente, è contenere l'emissione di gas inquinanti di origine fossile, in primis il CO2 ed il particolato, per arrivare alla costruzione di un'economia low-carbon, ovvero a basso consumo (e dunque emissione) di carbonio.

In questa ottica, anche il tema del consumo di suolo è destinato ad accrescere la propria importanza. I suoli europei contengono da 73 a 79 miliardi di tonnellate di carbonio, pertanto la continua cementificazione del territorio, oltre a togliere spazi verdi necessari per assicurare ai cittadini europei una qualità della vita almeno sufficiente, comporta l'emissione nell'atmosfera di grandi quantità di CO2 altrimenti immagazzinate nel suolo.

Per tutti questi motivi, e per altri ancora, è necessario che anche l'edilizia si converta alla green economy, adottando metodi progettuali e costruttivi diversi da quelli utilizzati oggi (almeno per la stragrande maggioranza dei progetti).

La sostenibilità, nell'edilizia, non deve quindi più essere vista come un lusso, una maniera un po' snob di approcciare la costruzione di una casa o di un edificio in genere, ma deve diventare la regola, la nuova politica dell'abitare. Come esiste la responsabilità sociale per le aziende chimiche, metalmeccaniche o produttive in genere, allo stesso modo anche le aziende che progettano e costruiscono edifici devono tenere in considerazione questi fattori, adeguando i rispettivi modi di fare business all'esigenza di garantire il rispetto della qualità della vita nei quartieri e nelle città.
[tit:Sostituire l'esistente]
cambiare-la-progettazione-per-cambiare-le-citta-4.jpgA dispetto delle tantissime gru che in questi ultimi lustri hanno riempito lo skyline delle città lombarde, nella nostra regione solo una quota di circa il 10% del patrimonio edilizio è stata realizzata dopo il 1991. Più di un terzo ha oltre cinquanta anni di vita, e – particolare di fondamentale importanza – ha subito l'aggiornamento delle infrastrutture e dei sistemi connessi al consumo di energia. La dissipazione termica, in un edificio vecchio e mancate delle necessarie ed adeguate forme di isolamento termico, può arrivare anche ad incidere sul bilancio complessivo per oltre il 40%: un danno economico ed ambientale di notevole incidenza per il privato e per l'intera collettività.

I costi legati alla ristrutturazione di un edificio superano spesso quelli della sua sostituzione. Le nostre città, in effetti, avrebbero bisogno di una ricostruzione ex novo, che preveda l'abbattimento di edifici vecchi e vetusti, spesso privi di un qualunque valore architettonico ed artistico o storico, e non più adeguati alle necessità del mondo moderno. Purtroppo, però, l'Italia soffre della incapacità, soprattutto psicologica, di rinnovare sé stessa – è un Paese gerontocratico, nell'edilizia come anche in moltissimi altri settori della sua vita.

Perché la cultura della sostituzione del patrimonio edilizio, una volta che questo si dimostri inadeguato alle nuove necessità, servirebbe l'intervento deciso della politica, con l'introduzione di meccanismi fiscali in grado di spingere e stimolare nuovi modelli edilizi. Le detrazioni del 36% e del 55% sulle ristrutturazioni edilizie e sulle riqualificazioni energetiche hanno dato risultati sufficientemente positivi – ma si poteva fare di più, molto di più – ma sono ormai obsoleti, serve altro, serve spingere un diverso approccio alla progettazione di un edificio nella sua globalità che prenda in considerazione anche lo spazio urbano in cui l'edificio va ad inserirsi.

[tit:Sfruttare gli spazi vuoti ]
cambiare-la-progettazione-per-cambiare-le-citta-5.jpgLe nostre città, grandi e piccole, 'godono' di enormi spazi vuoti al loro interno: aree industriali o commerciali, spazi doganali, aree ferroviarie o di interscambio, mercati, macelli, impianti pubblici di ogni genere, e altro ancora, residui e resti di attività decadute, di modelli di produzione e di business che il tempo e le trasformazioni sociali ed economiche hanno bocciato. Nella sola Lombardia si tratta di qualcosa come 25 milioni di metri quadri, quasi sempre all'interno dei centri urbani. È un patrimonio che va gestito e recuperato, con grande oculatezza, perché offre la grande opportunitàdi riqualificare non solo le aree interessate ma anche i quartieri che le contengono e le città nella loro interezza.

Il riutilizzo di questi spazi vuoti, abbandonati magari da decenni, consente di non gravare ulteriormente su una disponibilità di suolo resa precaria da anni di dispersione insediativa (che ha portato ad un enorme consumo di suolo, ambiente, paesaggio verde ed agricolo), convogliando le nuove esigenze su aree già sfruttate e densamente abitate: è il modello della 'città compatta' e dei nuovi quartieri a basso impatto ambientale. Funzioni, servizi, infrastrutture e spazi di qualità vengono inseriti in contesti già urbanizzati, accessibili, eliminando fonti di degrado e di spreco energetico, contribuendo al miglioramento della qualità della vita tutto intorno. Un tema, quello della trasformazione urbanistica, prioritario per la qualificazione e la competitività delle aree urbane, anche in vista della grande vetrina mondiale che sarà Expo 2015.
[tit:Sfruttare i Nodi dei trasporti ]
cambiare-la-progettazione-per-cambiare-le-citta-6.jpgLe aree urbane sono cresciute, e le necessità di mobilità con loro. I trasporti rappresentano uno dei fattori determinanti per lo sviluppo economico e la competitività di un sistema urbano e territoriale. Una corretta gestione dei flussi di mobilità, quindi, è un fattore-chiave per consentire il giusto bilanciamento tra mobilità individuale e collettiva, onde evitare le conseguenze negative che si manifestano in termini di impatti ambientali, economici e sociali: traffico, inquinamento, danni alla salute e all'ambiente, al patrimonio, ore di lavoro perse.

Una sfida, quella della riorganizzazione dei sistemi di trasporto, che riguarda il mondo intero, non solo la nostra terra. Quello della mobilità costituisce certamente uno degli aspetti più rilevanti quando si progetta la realizzazione di un nuovo insediamento urbano o la sostituzione di uno vecchio con uno nuovo. I nodi di traffico sono l'idelae per collocare nuovi quartieri del tipo 'car free', senza traffico automobilistico. È il New urbanism, fondato su esperienze come il Transporto Oriented Development, pratiche da prendere in considerazione anche per la realtà lombarda, che si pongono l'obiettivo di massimizzare l'efficacia degli investimenti di trasporto, incentivando l'incremento di densità, di mix funzionale e di qualità urbana lungo i corridoi infrastrutturali e, a lungo termine, quello di favorire l'utilizzo del trasporto collettivo e limitare la dispersione insediativa e il consumo di nuovo territorio.
[tit:Sperimentare nuove tecnologie ]
In Lombardia, la filiera delle costruzioni conta su oltre 15mila imprese appartenenti al settore industriale. Molte sono anche leader a livello nazionale ed internazionale nella produzione di materiali da costruzione, tecnologie impiantistiche e per la produzione di energia. Busto Arsizio, per esempio, è la sede del secondo più importante polo dell'energia nell'Unione Europea, superato solo da Monaco di Baviera. Un retroterra produttivo in grado di fornire quanto necessario per affrontare e vincere la sfida della 'green economy' anche nell'edilizia, tutta giocata sull'integrazione di filiera tra generatori di innovazione di prodotto (l'industria delle tecnologie per le costruzioni) e utilizzatori (le imprese edili) a livello di innovazione di processo, attraverso l'applicazione sperimentale in cantiere delle nuove tecnologie, l'aggiornamento continuo degli addetti, lo sviluppo di nuovi approcci alla progettazione ingegneristica ed architettonica.

Solo parole? No, il connubio tra tutti i fattori nominati, e anche altri ancora, è destinato, nei prossimi anni, a sviluppare le sue prestazioni in quanto a fatturato, potenziale competitivo, capacità di creare occupazione. Perché tutto questo divenga realtà, però, anche qui serve il deciso e forte intervento della politica.
[tit:Integrare modalità di progettazione e servizi, fare economie di scala ]
cambiare-la-progettazione-per-cambiare-le-citta-3.jpgRidurre i consumi energetici che fanno parte del ciclo di vita di un edificio è un processo che comincia dalla fase progettuale. Significa adottare i principi bioclimatici nel disegno architettonico ed urbanistico degli insediamenti, scegliere l'orientamento ideale per sfruttare la meglio le condizioni ai luce, vento e clima della zona in cui sorgerà l'edificio, adottare soluzioni e tecnologie ideali per la climatizzazione, la ventilazione e l'illuminazione il più possibile naturale degli ambienti, non solo interni ma anche esterni.
La progettazione deve poi tenere conto anche dei servizi urbani legati alla fornitura di acqua e di energia, alla captazione delle acque di scarico, alla raccolta dei rifiuti di ogni genere.

Una progettazione che integri tutti questi fattori è anche in grado di assicurare quelle economie di scala necessarie per l'adozione di soluzioni tecnologiche più efficienti dal punto di vista ambientale.

Serve un cambio di prospettiva nelle strategie urbanistiche e di sviluppo del territorio? Certamente sì, occorre passare ad una visione impostata sull'esempio di 'filiera energetica corta' che si liberi dalle catene che la logica del 'Not In My Backyard' ha finora imposto allo sviluppo dell'Italia. Solo in questo modo è possibile valorizzare le opportunità connesse all'integrazione delle funzioni di una metropoli.


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Pubblicato il: 23/02/2011

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