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Cambiamento climatico, un tool per rendere le industrie resilienti

Il “Climate adaptation support tool” è un’applicazione web gratuita che consente alle imprese di valutare i rischi da eventi estremi per impianti e lavoratori, individuando gli interventi di mitigazione più efficaci. Le sperimentazioni in 2 aree industriali in Emilia-Romagna e nello stabilimento Carlsberg in Lombardia.

Redazione ImpresaGreen

Piogge e nevicate intense, alluvioni, ondate di calore e di freddo, siccità, trombe d’aria. Il cambiamento climatico ha effetti sull’uomo, sull’ambiente, sull’agricoltura e anche sull’industria, che può subire danni ingenti a impianti e magazzini, con ricadute su produzione, merci e salute dei lavoratori. Per diventare più resilienti ai cambiamenti climatici, le aziende hanno ora a disposizione un’applicazione che consente loro gratuitamente di valutare i rischi, individuare le soluzioni più efficaci e definire un piano di adattamento.
Si chiama “Climate adaptation support tool” (Cast) ed è stato sviluppato grazie alle sperimentazioni – in 2 aree industriali in Emilia-Romagna e nell’impianto produttivo di Carlsberg Italia in Lombardia – realizzate per il progetto, cofinanziato dall’Unione europea, “Iris (Improve resilience of industry sector)”, di cui è capofila Ervet, l’agenzia di sviluppo territoriale della Regione Emilia-Romagna. 

Le minacce per l’industria
Secondo l’indagine realizzata nel 2017 da Dnv Gl coinvolgendo oltre 1.200 aziende al mondo (“Le imprese sono sufficientemente resilienti ai cambiamenti climatici?”), dal punto di vista delle industrie la minaccia principale è rappresentata dall’aumento di temperature e ondate di calore (55%) e dalle tempeste (44%). Seguono le alluvioni e le esondazioni (38%), la siccità (19%), l’innalzamento del livello del mare (18%), gli incendi (11%), le frane e gli smottamenti (11%). Nonostante la consapevolezza dei rischi dei cambiamenti climatici, e nonostante la maggioranza degli intervistati ritenga che la propria organizzazione risentirà degli impatti dei cambiamenti climatici nei prossimi 10 anni, sono molte le aziende che non hanno ancora preso provvedimenti per affrontarli. Solo un quarto degli intervistati ha dichiarato infatti di aver già adottato misure ad hoc. La percentuale sale al 40% se si considerano le grandi aziende con oltre 1.000 dipendenti. 

Le imprese italiane a rischio
Il rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”, elaborato nel 2018 dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), individua le imprese in Italia esposte a un rischio medio di alluvione: sono quasi 600mila, oltre il 12% del totale, e contano più di 2 milioni e 300mila addetti. Le imprese in aree a forte rischio di frane sono invece 83mila e impiegano più di 217mila persone. 

Il tool per l’adattamento climatico
Il sistema Cast è stato messo a punto utilizzando la metodologia e i dati raccolti nel corso delle 3 sperimentazioni condotte per il progetto Iris. Consiste in un portale web gratuito ma con accesso previa registrazione (http://services.lifeiris.eu), attraverso cui le imprese possono valutare autonomamente le loro vulnerabilità rispetto ai cambiamenti climatici e studiare un piano con le misure per l’adattamento. Un’interfaccia intuitiva guida l’utente nell’inserimento della descrizione dell’azienda e dell’area in cui è localizzata. Le informazioni vengono incrociate con un database che contiene le serie storiche degli eventi meteorologici estremi che si sono verificati in quella area, e le probabilità che si ripetano secondo i modelli previsionali dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change, il principale organismo per lo studio dei cambiamenti climatici, creato nel 1988 dalle Nazioni unite). Dopo la valutazione da parte dell’utente dei danni che gli eventi meteorologici possono causare all’impresa, viene generata un’analisi dei rischi, dettagliata per ambito aziendale e corredata da grafici e tabelle. Lo step successivo porta alla definizione delle azioni (strutturali, impiantistiche, gestionali, organizzative, inerenti la supply chain) per aumentare la resilienza nei confronti degli eventi climatici: per ogni intervento viene calcolata l’efficacia in termini di capacità di adattamento. La valutazione del rischio viene così aggiornata sulla base delle azioni previste. 

La sperimentazione nell’area industriale di Bomporto (Modena)
L’area ospita 72 aziende su una superficie di 80 ettari. È esposta principalmente a trombe d’aria, ondate di calore e precipitazioni intense con possibili esondazioni. Grazie alla sperimentazione del progetto Iris, è stata realizzata un’analisi del rischio, che ha permesso di definire un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, per un investimento superiore a 2 milioni di euro. Tra le azioni previste: la realizzazione di un Infopoint per le aziende per coordinare tute le attività per la mitigazione; la trasformazione a verde di spazi inutilizzati per migliorare il comfort termico dell’area e fornire una schermatura in caso di trombe d’aria; la sostituzione delle coperture dei capannoni con materiali freddi; pavimentazioni drenanti, giardini della pioggia e bacini inondabili per intercettare, stoccare e depurare l’acqua piovana.

La sperimentazione nell’area industriale di San Giovanni di Ostellato (Ferrara)
Con 120 ettari di superficie e 24 imprese con circa 650 addetti, è uno dei comparti produttivi più estesi della provincia di Ferrara. Trombe d’aria e ondate di calore sono i fattori di rischio climatico principali. Le azioni di adattamento individuate dall’analisi del rischio, per un investimento superiore a 2 milioni di euro, riguardano: formazione alle aziende sui temi della resilienza urbana e delle tecnologie green; elaborazione di un programma di gestione delle aree a verde per la mitigazione delle ondate di calore; realizzazione lungo il confine dell’area di interventi di protezione dall’esondazione di fiumi e canali (muro perimetrale, paratoie sottopassi e canali di scolo); piantumazione di alberi per creare nuove zone d’ombra e proteggere parzialmente dalle trombe d’aria; utilizzo di materiali freddi per contrastare il surriscaldamento degli edifici.

La sperimentazione nell’impianto produttivo Carlsberg
Lo stabilimento di Induno Olona, a nord della provincia di Varese, si trova nella valle del fiume Olona. Parte delle sue proprietà si estende nel Parco regionale del Campo dei Fiori. L'approvvigionamento idrico, essenziale per la produzione di birra, avviene prevalentemente a una sorgente perenne a poca distanza dallo stabilimento. Il fiume Olona passa proprio sotto le strutture produttive. L’impianto è vulnerabile alle ondate di calore e di freddo, alla siccità e alle precipitazioni intense. L’analisi del rischio realizzata per il progetto Iris ha portato a individuare diverse azioni di mitigazione, per un investimento di un milione di euro: sostituzione del pastorizzatore per migliorare il microclima all'interno dei reparti di imbottigliamento e ridurre i consumi energetici; studio idrogeologico per individuare misure per la salvaguardia delle fonti di approvvigionamento idrico da esondazioni e siccità; studio sulla salvaguardia delle piante del parco dello stabilimento per mitigare gli effetti delle piogge intense; installazione di scrivanie all’aperto per migliorare il benessere dei lavoratori durante le ondate di calore; coinvolgimento dei fornitori per garantire interventi rapidi in caso di eventi estremi.

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Pubblicato il: 04/02/2019

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