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Recupero dei rifiuti e prevenzione dell'inquinamento in ambito marittimo: nuova prassi di riferimento

La prassi è rivolta al processo di raccolta, recupero e trattamento degli oli minerali (ad esclusione degli oli lubrificanti minerali e sintetici esausti) come rifiuto per finalità ambientali ed economiche, e principalmente per la produzione di carburanti ed energia elettrica in cogenerazione.

Redazione ImpresaGreen

UNI, Ente italiano di Normazione,  ed EPTAS  (Esperti Prevenzione Tutela Ambiente Salute) hanno pubblicato una nuova prassi di riferimento, questa volta dedicata al settore marittimo. Si tratta della UNI/PdR 80:2020 "Linee guida per il trattamento, finalizzato al recupero, di rifiuti costituiti da miscugli di acqua/idrocarburi di origine minerale e definizione dei prodotti ottenuti" che intende contribuire all'obiettivo europeo dell'uso efficiente delle risorse e del recupero dei rifiuti.
La prassi è rivolta al processo di raccolta, recupero e trattamento degli oli minerali (ad esclusione degli oli lubrificanti minerali e sintetici esausti) come rifiuto per finalità ambientali ed economiche, e principalmente per la produzione di carburanti ed energia elettrica in cogenerazione, con l'obiettivo di contribuire:
Ø  alla riduzione delle emissioni inquinanti nel rispetto della gerarchia di trattamento dei rifiuti, di cui  all'art. 179 del D.Lgs 3/4/2006, n. 152;
Ø  ad una riduzione degli oneri ambientali ed economici legati allo smaltimento di rifiuti;
Ø  al risparmio di risorse naturali, alla riduzione della dipendenza da combustibili convenzionali.Da qui l'esigenza di individuare e descrivere le modalità operative che caratterizzano la filiera della raccolta, recupero, trattamento e rigenerazione degli oli minerali, affinché da rifiuto possano essere recuperati come materia prima ad uso combustibile.
Per la produzione di tali miscele di idrocarburi sono utilizzabili i rifiuti acquosi di provenienza navale, come le acque di sentina e le acque di lavaggio di cisterne contenenti residui del carico (slops), oltre a quelli risultanti da sversamento accidentale o da operazioni di lavaggio o bonifica di impianti di produzione, stoccaggio, movimentazione di prodotti petroliferi o petrolchimici. La prassi, infatti, definisce le modalità per il trattamento di rifiuti prodotti dalle navi, rifiuti oleosi principalmente costituiti da miscugli di acqua e idrocarburi (questi ultimi scarsamente volatili, non infiammabili e con le caratteristiche chimico-fisiche proprie degli oli combustibili) in percentuale tra loro variabile, con particolare riferimento al trattamento delle acque oleose di sentina.
Nel rispetto della politica e delle normative vigenti in materia, gli impianti autorizzati al ritiro e al trattamento di tali rifiuti provvedono al recupero della frazione idrocarburica separando le due componenti di cui è costituito tale rifiuto contenuta nei miscugli acqua/olio tramite diversi processi chimico-fisici, che consentono di rimuovere l'acqua e le impurità presenti costituite soprattutto da sostanze sedimentabili.
La prassi descrive nel dettaglio il processo di trattamento che consente la separazione del miscuglio acqua/olio in tre distinti flussi di uscita:
Ø  l'acqua, che è recuperata per utilizzo industriale e/o depurata per il successivo scarico in acque superficiali;
Ø  la miscela idrocarburica, principalmente destinata all'uso quale componente per la formulazione di oli combustibili;
Ø  i fanghi oleosi, che costituiscono lo scarto del processo di recupero, normalmente avviato a gestione esterna come rifiuto. Il documento, inoltre, definisce le caratteristiche chimico-fisiche della frazione idrocarburica recuperata, prodotto chimicamente rispondente al profilo dell'olio combustibile denso (fuel oil, residual - CAS Number: 68476-33-5) così come definito dal Regolamento (CE) n. 1907/2006 (cd. REACH).
La prassi di riferimento è scaricabile gratuitamente sul sito UNI accedendo alla sezione CATALOGO > Le prassi pubblicate,  oppure direttamente a questa pagina: https://tinyurl.com/vzgmogv.

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Pubblicato il: 27/03/2020

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