Purificazione dell'aria negli ambienti di lavoro, il parere degli italiani
Secondo la ricerca condotta da BVA-Doxa per Rentokil Initial sebbene l’82% degli intervistati abbia confermato quanto l’attenzione sulla qualità dell’aria sia cambiata durante la pandemia, il 71% ha dichiarato di non avere installato un purificatore nella propria attività. Il 50% degli ambienti interni è 10 volte più inquinato di quelli esterni e il 92% delle persone soffre per la scarsa qualità dell’aria interna. Fondamentale avere un purificatore d’aria
Redazione ImpresaGreen
Comfort, efficienza energetica e qualità dell’aria indoor si intrecciano nella 'nuova normalità' degli edifici italiani, non solo a casa ma anche negli ambienti di lavoro. Se mantenere gli ambienti salubri era importante anche prima dell’emergenza Covid-19, oggi lo è più che mai.
La pandemia ha accelerato la presa di coscienza collettiva di quanto respirare aria inquinata negli spazi interni possa essere dannoso per la salute, ma come si pongono gli Italiani rispetto a questo tema e quanto sono informati?
La ricerca condotta da BVA-Doxa per conto di
Rentokil Initial, noto a livello mondiale in disinfestazione, disinfezione e servizi per l’igiene, ha indagato proprio sul tema Air Purification negli ambienti di lavoro analizzando aspetti quali: il livello d’informazione, le fonti informative, l’attenzione per la qualità dell’aria, la presenza di purificatori, la propensione e motivi d’acquisto dei lavoratori del settore HoReCa, sanità, uffici, punti vendita, RSA e palestre.
I dati della ricerca
Il primo dato che emerge dall’indagine è che in generale il livello d’informazione sul tema della purificazione dell’aria negli ambienti di lavoro non è elevato: solo il 12% si considera molto informato, a cui si aggiunge un 44% abbastanza informato. Entrando nello specifico dei diversi settori, risultano decisamente più informati gli intervistati del settore sanità (19%) e delle case di riposo (16%). Inferiore invece il grado d’informazione presso gli addetti dei punti vendita (2% molto + 33% abbastanza).
Le fonti informative utilizzate sull’argomento air purification risultano essenzialmente quattro: internet (46%), passaparola (29%), aziende/installatori (23%) il cui ruolo informativo appare più rilevante nella sanità (33%) e nelle case di riposo (34%), per finire con la stampa specializzata (14%).
Qualità dell’aria e i benefici di un purificatore d’aria
L’effetto della pandemia ha giocato un ruolo significativo nell’attenzione posta in merito alla qualità dell’aria negli ambienti di lavoro: il 34% ritiene che sia cambiata molto, rispetto a prima. La soglia di attenzione è molto alta in particolare presso strutture sanitarie (58%) e palestre (52%).I benefici principalmente riconosciuti sono essenzialmente due: eliminare dall’aria germi, batteri, virus evitando così il contagio di malattie (53%) e ridurre nell’aria all’interno degli edifici i livelli di inquinamento, polveri sottili e smog provenienti dall’esterno (52%). Inoltre, seppur in misura inferiore (32%), anche il miglioramento del benessere e il sentirsi meglio nel proprio ambiente di lavoro è un beneficio considerato importante, soprattutto nelle palestre (44%).
Sebbene quindi l’82% degli intervistati abbia confermato quanto l’attenzione sulla qualità dell’aria sia cambiata durante la pandemia da COVID19, il 71% ha dichiarato di non avere installato un purificatore nella propria attività. Eppure, secondo studi condotti dall’OMS, trascorriamo ben il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi ed è dimostrato che la scarsa qualità dell’aria espone a rischi che impattano sulla salute e sul benessere delle persone.
Nonostante ciò, in soli 3 su 10 (29%) dei luoghi di lavoro intervistati è presente un purificatore d’aria, con grandi differenze fra i vari settori/luoghi: dal 9% dei punti vendita al 47% di sanità e case di riposo, passando dal 19-20% di uffici e palestre al 30% dell’horeca.
Oltre un terzo dei possessori (34%) ha già fatto modifiche o rinnovato il sistema di purificazione d’aria per effetto della pandemia e l’8% pensano di farlo a breve. Le motivazioni che spingono a migliorare l’impianto di purificazione dell’aria sono dovute alla volontà di migliorarne le prestazioni, per essere a norma, perché erano in programma e il Covid è stato un fattore determinante.
Le intenzioni d’acquisto nei luoghi di lavoro non già dotati di purificatori d’aria non sono elevate, con un 'tiepido' 11% del campione che afferma che «probabilmente» procederanno all’acquisto.
“Affidarsi ad un partner affidabile nella scelta di un purificatore d'aria davvero efficace è divenuta una condizione essenziale per preservare la propria salute e quella degli altri. – dichiara Anna Manara, Product Marketing Specialist Rentokil Initial Italia – “Grazie al centro di Ricerca & Sviluppo di Rentokil Initial, i purificatori d’aria di ultima generazione proposti da Initial sono dotati di una combinazione di Filtro HEPA 13 e Filtro ai Carboni Attivi, rimuovono più del 99,95% delle particelle di dimensione fino a 0,3 micron e con un elevato tasso di emissione di aria pulita (CADR) di 615.6 m3/h* – un record nel settore – contribuiscono a creare un ambiente sempre sicuro e sano.”
Tra le caratteristiche tecniche essenziali per un purificatore d’aria, il 63% del totale degli intervistati ritiene importante che ne venga dimostrata l’efficacia e il 60% del totale delegherebbe la gestione dell’igiene dell’aria a un fornitore specializzato. Un’ulteriore conferma dell’importanza di rivolgersi a team tecnici specializzati e formati sul tema – come Rentokil Initial – in grado di fornire un’assistenza completa anche in caso di manutenzione e pulizia periodica dei filtri.
*Come da test di laboratorio effettuati dal produttore per la verifica del passaggio dell'aria attraverso il materiale filtrante.
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Pubblicato il: 21/07/2021
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