Bauwatch fa il punto su un settore che quadruplicherà la sua capacità installata in dieci anni e mette in guardia contro la piaga dei furti di pannelli fotovoltaici
Redazione ImpresaGreen
La transizione energetica in Italia trova nel fotovoltaico una delle sue componenti trainanti. A confermarlo sono i dati del GSE secondo cui, nel nostro Paese, sono entrati in esercizio nel 2023 circa 371.500 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva poco superiore a 5.200 MW. Le statistiche dell’anno appena trascorso hanno mostrato numeri in crescita: 30.319 MW di potenza installata complessiva (+ 21%) e 30.319 GWh di produzione registrata (+9,2%). Il primato nazionale in termini di potenza installata è stato rilevato in Lombardia (4,05 GW, pari al 13,4% del totale nazionale), seguita dalla Puglia (3,31 GW), regione che fino al 2021 deteneva la quota maggiore di capacità fotovoltaica e dove comunque la dimensione media degli impianti è rimasta la più elevata (36 kW).
Il trend positivo del 2023 è continuato nel 2024, registrando nel primo trimestre un incremento della produzione del 5,7%. Secondo il rapporto mensile di Terna, infatti, il fotovoltaico in Italia ha generato, a marzo 2024, 2.672 GWh di energia pulita, arrivando a coprire il 10,4% della domanda complessiva di energia elettrica (25.698 GWh) e il 13,06% della produzione complessiva (20.461 GWh).
“Per il raggiungimento degli obiettivi del piano REPowerEU, che prevedono da qui al 2030 una produzione di 80 GW, il nostro Paese è sulla buona strada, ma è necessario accelerare senza esitazioni, adottando una velocità di installazione che dovrebbe essere 3-4 volte superiore a quella attuale. In questa corsa verso i target europei, stiamo assistendo a un proliferare di nuovi impianti connessi alla rete con una crescita trainata principalmente dai segmenti commercial & industrial e utility scale”, spiega Laura Casparrini, Direttore Generale di BauWatch Italia, società attivain Europa nelle tecnologie di sicurezza per cantieri edili, parchi energetici, siti di infrastrutture critiche, proprietà sfitte e tutti gli oggetti che necessitano di protezione.
Fra i fenomeni che stanno accompagnando lo sviluppo del fotovoltaico in Italia merita particolare attenzione il boom dei furti dei pannelli fotovoltaici che sono diventati, insieme al rame, uno dei punti di maggiore attrattiva per ladri e criminali. Si tratta di un vero e proprio business che colpisce soprattutto gli impianti a terra, isolati e incustoditi, in cui, a valle dell’interruzione degli incentivi da parte del GSE, non c’è più nessun obbligo di registrazione delle matricole dei pannelli. La destinazione dei pannelli rubati è generalmente il Nord Africa o l’Est Europa dove la domanda è ancora forte.
Di fronte a uno scenario di questo tipo diventa fondamentale, per le imprese che operano nei parchi solari, investire in sicurezza e dotarsi dei più evoluti sistemi di antintrusione e videosorveglianza per reagire tempestivamente e prevenire i possibili tempi di inattività degli impianti. In questo senso le soluzioni intelligenti di BauWatch hanno il vantaggio di garantire la massima protezione non solo ai parchi energetici già operativi ma anche a quelli in costruzione, fase che rappresenta uno dei momenti in cui sono più frequenti furti di pannelli o altro materiale. In particolare, per i parchi solari e i cantieri fotovoltaici più isolati, dove non c’è l’elettricità, risulta particolarmente indicato l’utilizzo di BauWatch Solar, la torre di videosorveglianza dotata di pannelli solari e un’alimentazione d’emergenza che garantisce un funzionamento ecologico e completamente autosufficiente.
“L’incremento della capacità fotovoltaica installata negli ultimi anni in Italia ha messo in evidenza il ruolo chiave di questo comparto nel settore delle rinnovabili. Tuttavia, questa crescita comporta anche nuove sfide. La nostra esperienza dimostra che investire nei sistemi di monitoraggio avanzati BauWatch può migliorare significativamente la sicurezza e l'efficienza operativa dei parchi solari, rilevando e analizzando rapidamente le cosiddette minacce invisibili che possano gravare su questi impianti e minimizzando, nel contempo, le perdite finanziarie associate ai periodi di inattività che si potrebbero generare”, conclude Laura Casparrini.
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