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COP16, ultime ore tra pessimismo e richiami all'"arrivano i nostri"

"Non è vero che la discussione per un nuovo accordo che sostituisca quello di Kyoto è fallita, ma il tempo stringe, ci sono solo 36 ore a disposizione, prima che Cancùn chiuda, e bisogna affrettarsi", dice Connie Hedegaard.

Franco Cavalleri

Non è vero che la discussione per un nuovo accordo che sostituisca quello di Kyoto è fallita, ma il tempo stringe, ci sono solo 36 ore a disposizione, prima che Cancùn chiuda, e bisogna affrettarsi.
È quanto ha affermato ieri la Commissaria all'Azione per il Clima dell'Unione Europea, la danese Connie Hedegaard, in un incontro informale con i rappresentanti della stampa nei corridoi del palazzo dove si stanno svolgendo gli incontri del COP16.
Una risposta, la sua, ad alcune affermazioni comparse sulla stampa internazionale -  e anche su questo giornale - che le due settimane di discussioni nel stazione balneare messicana hanno partorito il classico topolino. E forse anche meno.
I motivi per essere ottimisti, a dispetto di quanto affermato dalla Commissaria UE, non sono molti. Forse nessuno. Il documento finora predisposto – che la stessa Hedegaard ha definito '"di lavoro" - è una bozza quanto mai insoddisfacente, che non porta ad alcun risultato tangibile in più rispetto a quanto (poco) raggiunto dodici mesi fa a Copenhagen. Perfino il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha dovuto ammettere il probabile fallimento: "Il mondo ha bisogno di raggiungere un accordo. Qualunque accordo è meglio di niente", ha detto in una conferenza stampa.
Intanto, le 36 ore a cui faceva riferimento la Hedegaard sono solo 24 ormai, anche meno: l'ultima tornata di discussioni sta per iniziare, tra poche ore vedremo se la nottata ha portato a qualche risultato. Sarebbe un finale alla John Wayne, in pieno stile 'arrivano  nostri'.


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Pubblicato il: 10/12/2010

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