Una missione che conferma e intensifica la collaborazione in campo ambientale fra
Italia e Tunisia: questo il risultato della "due giorni" del ministro dell'Ambiente
Corrado Clini nel paese nordafricano.
Una collaborazione che, avviata nel 2004, ha il suo punto di riferimento nel
Medrec (Centro mediterraneo delle energie rinnovabili), il quale rappresenta un esempio unico di cooperazione energetica e ambientale fra un Paese europeo e un Paese mediterraneo.
Ai progetti promossi e realizzati attraverso Medrec, spesso in collaborazione con la C
ommissione europea, la Banca mondiale e le agenzie delle Nazioni unite, hanno partecipato e partecipano imprese italiane che stanno assumendo un ruolo significativo nella regione nel settore della protezione dell'ambiente e delle fonti rinnovabili.
ll ministro Clini ha incontrato la ministra tunisina dell'Ambiente
Mamiya El Banna, con la quale è stata ribadita una sintonia molto forte sui temi dello
sviluppo sostenibile. Con la ministra El Banna, che per molti versi è uno dei simboli della classe dirigente della "nuova" Tunisia, sono state aperte prospettive di confronto operativo su progetti concreti da realizzare nel paese maghrebino.
Nella foto: Il ministro Clini durante l'incontro con la ministra tunisina dell'Ambiente Mamiya El BannaLa volontà di cooperazione manifestata dai due Paesi è saldamente incardinata nelle strategie dell'
Unep, il programma per l'ambiente delle Nazioni unite, nei piani di sviluppo europei e si è concretizzata anche nell'accordo tecnico sui temi dell'energia sostenibile firmato ieri dal ministro Clini e dal ministro tunisino dell'Industria
Mohamed Lamine Chakhari. Questa intesa punta a sviluppare l'energia solare nell'industria, nell'agricoltura e nell'edilizia domestica.
L'accordo si inserisce nell'ambito del progetto
Prosol, per promuovere l'energia solare nel sistema produttivo tunisino, e prevede la partnership scientifica con il Politecnico di Milano.
Tra l'altro, è in programma con la
Benetton un'intesa sul carbonfootprint (la certificazione dell'impronta di carbonio che serve a ridurre le emissioni di gas serra). L'azienda veneta in Tunisia occupa 15 mila dipendenti, gran parte dei quali nello stabilimento di
Monastir.
Il progetto pilota punta a realizzare in Nordafrica da parte di imprese italiane produzioni con alti standard di qualità ambientale che possano rappresentare un viatico per ulteriori insediamenti sostenibili nell'area.
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