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Ocean of Things, l’Iot arriva al mare

Il programma Ocean of Things (OoT) promosso da DARPA punta a migliorare la comprensione di vaste aree oceaniche attraverso l’utilizzo di migliaia di galleggianti intelligenti che agiscono come rete di sensori

Redazione ImpresaGreen

Con il programma Ocean of Things (OoT) DARPA (la Defense Advanced Research Projects Agency degli Stati Uniti) sta cercando di promuovere una maggiore consapevolezza sulla situazione di vaste aree oceaniche attraverso l’utilizzo di migliaia di galleggianti intelligenti che agiscono come rete di sensori. Ognuno di questi galleggianti integra, infatti, una serie di rilevatori in grado di raccogliere dati ambientali come la temperatura dell'oceano, lo stato del mare e altri dati relativi alle attività di navi commerciali, aerei e persino mammiferi marini che si muovono attraverso l'oceano. I loro rapporti vengono trasmessi via satellite a una rete cloud di proprietà del governo statunitense per la loro archiviazione e analisi in tempo reale.

Tra le varie analisi, queste raccolte di dati consentono di approfondire particolari informazioni acustiche per rilevare, identificare e tracciare i mammiferi marini, migliorando la comprensione del loro comportamento nei vari bacini regionali. Ma il programma intende sviluppare anche nuovi indicatori per rilevare, tracciare e identificare attività marittime anomale, come la pesca illegale.

Una delle funzionalità già integrate nei galleggianti riguarda, poi, la misurazione della temperatura della superficie del mare per capire meglio le correnti oceaniche. Queste misurazioni combinate con altri dati di telerilevamento possono aiutare a costruire modelli regionali più accurati, promuovendo una migliore gestione delle risorse marine e della pesca. Tutte queste operazioni in situ sono di fondamentale importanza anche per completare le attività satellitari. Le osservazioni su campo possono, per esempio, migliorare l'accuratezza dei sensori satellitari sul colore della clorofilla dell'oceano, collegando misurazioni in situ e dati sulle colonne d'acqua sottostanti.

Finora per realizzare tutto questo mancavano informazioni accessibili in tempo reale sui cambiamenti dell'ambiente oceanico. Grazie all'analisi avanzata dei dati, OoT è ora in grado di raccoglierle e automatizzare molti processi d'analisi, velocizzando operazioni che in precedenza dovevano essere eseguite da analisti umani.

Per quanto riguarda l’hardware utilizzato, il programma ha già sviluppato tre tipi di galleggianti, in grado di ospitare sensori passivi che possono sopravvivere anche in ambienti marittimi difficili. Ogni galleggiante può monitorare l'ambiente circostante per un anno al massimo, poi affonda in sicurezza sul fondo dell'oceano. I galleggianti sono realizzati con materiali ecosostenibili, non rappresentano un pericolo per le navi e rispettano tutte le leggi e i regolamenti e relativi alla protezione della vita marina.

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Pubblicato il: 27/10/2020

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