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Smart City anno 2012, a che punto siamo

Il 2012 ha rappresentato un punto di svolta in termini di evoluzione dei progetti di smart city che potrebbero diventare uno dei principali motori di sviluppo dell’economia italiana.

Barbara Torresani

Smau, come città delle imprese, non poteva che fare da cornice ideale alla trattazione del tema relativo allo sviluppo delle Smart City, sia con un’area espositiva espressamente dedicata sia con il convegno “La via Italiana alle città Intelligenti".
Un'occasione per fare il punto sulla situazione delle città italiane in termini di innovazione e per discutere le potenzialità di una sinergia innovativa tra il pubblico e il privato al fine di rendere possibile una migliore qualità di vita dei cittadini e, nel contempo, un risparmio di energie e risorse economiche.
Pierantonio Macmacola-smau-2012.jpgola, amministratore delegato di Smau, nell’aprire il convegno ha sottolineato che in Italia c’è ancora un problema culturale che ostacola un pieno sviluppo di progettualità in chiave smart city: “Manca ancora la condivisione di scelte strategiche. Sicuramente l’Agenda Digitale e il Decreto Sviluppo 2.0 daranno un forte impulso in questa direzione e faranno da telaio di infrastruttura per avviare i progetti. E’ importante però che comuni e città facciano scelte strategiche mirate per usufruire di tutte le opportunità che offrono le istituzioni, a cominciare dalla Comunità Europea. Proprio in Smau vogliamo avviare una via italiana alle smart city, in grado di dare indirizzi strategici e di scenario”.
Anche per Antonella Galdi, Responsabile Innovazione Anci, la situazione italiana potrebbe essere migliore anche in relazione allo sviluppo smart: “L'identità del Paese dipende dalle città, che vaantonella-galdi-anci.jpgnno viste in un’ottica di Smart City. Occorre ripensare le città partendo dai nuovi bisogni. Bisogna puntare a una riprogrammazione integrata delle città puntando sulla centralità dei cittadini, ripensando le città da un punto di vista culturale, sociale ed economico. La città non solo come luogo fisico, ma come comunità civile, che consente a tutti i soggetti di svolgere un ruolo e include tutti gli attori che partecipano alla valorizzazione del patrimonio urbano, culturale e sociale delle città”.
L'Associazione dei comuni italiani - Anci - ha svolto un’indagine stilando un quadro delle 54 città italiane con più di 90 mila abitanti, analizzando le scelte strategiche dei Comuni, l’ambiente urbano, il comparto della sanità, dell’energia, di mobilità e logistica: le differenze tra città, indipendentemente dalla collocazione topografica, sono talvolta evidenti.
“Sono risultati che impongono una riflessione: il settore pubblico deve potenziare le strategie di sviluppo e, nel contempo, incentivare i grandi attori a creare progetti mirati. Al mondo delle imprese si chiede lo sforzo di progettare insieme alle città e per le città, creando strategie ad hoc finalizzate alla crescita e all’evoluzione di ogni singolo patrimonio cittadino: la sfida rilanciata dal ministero dello Sviluppo Economico, infatti, è stata ben accolta dalle Amministrazioni Comunali nonostante le criticità esistenti, a cominciare dalla scarsità delle risorse finanziarie. L’impatto forte della crisi, però, deve spingere a mettere come priorità i bisogni del cittadino”, ha sottolineato Antonella Galdi.
[tit:Italia vs Europa]
Per capire cosa occorre fare in termini di smart city e come accelerare questo percorso Giancarlo Capitani, Amministratore Delegato di NetConsulting, ha fatto il punto sullo stato dell’arte in Italia, confrontandola con la situazione Europa.
L’Eurgiancarlo-capitani-netconsulting.jpgopa sta dicendo e facendo molte cose per le Smart City, che rappresentano uno dei pilastri fondamentali nelle politiche di sviluppo e innovazione dell’Europa. L’Europa ha progressivamente intensificato il suo impegno a sostegno dell’innovazione. La strategia Europa 2020 punta a rilanciare l’economia europea nel prossimo decennio trasformandola in economia intelligente, sostenibile e solidale. E’ questa una priorità che gli Stati membri stanno in qualche misura facendo propria. Lo strumento importante per questa strategia sarà Horizon 2020, un programma che sta già indicando alcuni elementi di novità rispetto al 'Settimo programma quadro', in quanto contiene tre indicazioni importanti: è un programma unico che fa da ombrello unificante di tutte le svariate iniziative per promuovere l’innovazione; è un programma molto concreto che ha l’obiettivo di tradurre i risultati di questi progetti in prodotti e servizi innovativi; offre opportunità imprenditoriali che cambiano in meglio la vita dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni”. Come ha detto Capitani: “Siamo in presenza di una nuova ondata dove dal punto di vista delle città si passa da un baricentro città digitale di tecnologia alla vera smart city ecosystem, che non è solo insieme integrato di tecnologie ma è l’insieme integrato degli interessi che accomunano amministrazioni, imprese e cittadini”.
Lo scorso 10 luglio la Commissione Europea ha diffuso un documento estremante importante dal titolo Smart Cities & Communities European Innovation – che si presenta come una proposta di approccio strategico che dovrebbe dare indicazioni per l’attuazione del progetto Europa 2020 che vuole promuovere le Smart City attraverso la formazione di comunità di interesse, che facilitino l’interoperabilità, condividano dati e coinvolgano i cittadini.
“E’ un progetto che si basa su tre pilastri fondamentali: sviluppare progetti integrati che abbiano obiettivi e ritorni definiti su tre aree - energia, mobilità-trasporti e Ict, con obiettivi e ritorni definiti; sviluppare una partnership tra vendor e città, estendendo il numero delle amministrazioni coinvolte – partnership non solo di natura finanziaria ma anche di concept dei progetti a partire dai bisogni delle città; dare luogo a una serie di “progetti faro” che siano replicabili su larga scala nelle città europee”, ha affermato Capitani.
Di fronte a questo forte espressione di interesse e attenzione da parte delle politiche europee sul grande tema delle Smart City i comuni europei e in parte quelli italiani hanno risposto con grande interesse. Molti comuni hanno infatti aderito al patto dei sindaci per l’elaborazione di strategie per la sostenibilità ambientale - energia, inquinamento e fonti rinnovabili - ed è interessante che in questo anno c’è stata un’accelerazione non solo nella numerosità dei comuni firmatari ma anche di numero di comuni che hanno presentato progetti concreti molti dei quali sono stati accettati. L’Italia da parte sua si caratterizza per numerosità di adesioni che non equivale a dire che tutti siano stati accettati.
Il 2012 è stato anche anno molto importante sul fronte di progetti di Smart City in continuità con nuovi progetti attivati a livello europeo. “Siamo in presenza di una seconda generazione di Smart City europee, che ambiscono a presentarsi come modelli di riferimento replicabili su tutto il continente e guardando ai contenuti di questi progetti si riconoscono alcuni temi baricentrici che però sempre più inseriti all’ineterno di di piani organici, olistici e strategici”, ha enfatizzato Capitani. C’è anche un’altra evidenza che pur rappresentando oggi un segnale debole tenderà ad assumere importanza crescente e lo testimoniano progetti come Barcellona 22@ e il Business Innovation Center di Londra lasciato in eredità dalle Olimpiadi 2012: sono progetti che cominciano a coinvolgere l’intero tessuto urbano specifico.
“Significa che il progetto di Smart City tende a recuperare vaste zone urbane degradate e che i piani urbanistici sono sempre più associati a piani di digitalizzazione di Smart City e che addirittura la componente digitale di Smart City in queste città sta incorporando tutta la componente urbanistica tradizionale”.
L’Italia non sta a guardare e anche nel Belpaese qualcosa si muove in questa direzione in continuità rispetto al passato.Se si vuole fare una scala d’importanza dei progetti italiani attivati nel 2012 nelle città italiane al primo posto vi sono tematiche legate alla mobilità sostenibile – cities logistics, ciclabilità, sistemi di controllo e gestione di accessi ai centri urbani, energy e building efficenty, seguiti da progetti di importanza minore quali sicurezza, turismo che pure avrebbero un grande potenziale per la loro vocazione specifica alle città.
Per ciò che concerne lo stato di patrimonializzazione dei progetti italiani di Smart City rispetto a quello europeo se si fa un dato medio si può vedere che nel nostro paese le prevalenze sono relative a fonti rinnovabili, sicurezza e controllo, monitoraggio ambientale, smart grid... Mancano alcune componenti progettuali importanti invece che al contrario si osservano nelle principali città europee. I gap rispetto agli altri paesi sono fondamentalmente quattro: una dimensione ridotta e una frammentarietà dei progetti realizzati che non fanno capo a una visione strategica; vincoli di bilancio; vincoli più burocratici, intesi come inadeguatezza del corpo normativo a sostenere con facilità progetti di Smart City; scarsa replicabilità. “L’Europa rispetto all’Italia ha la capacità di incorporare i singoli progetti all’interno di un piano più generale; c’è inoltre una maggiore capacità di accedere ai fondi dell’Unione Europea, manca ancora una partnership tra pubblico e privato che in altri paesi esiste e manca il ruolo faro delle grandi città che in altri paesi fanno da riferimento per i progetti di smart cities per le città minori”.

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Pubblicato il: 08/11/2012

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