Il parere di CISCO Italia

Risponde Fabio Florio, Country Digitization Acceleration Leader e Business Development Manager, Cisco Italia

Autore: Redazione ImpresaGreen

In che modo la tecnologia può rendere più sostenibili le città del futuro?

La tecnologia è la chiave di volta per progettare uno sviluppo urbano sostenibile. Ci offre infatti gli strumenti per creare una rete capace di interconnettere tutti gli “abitanti” della città, che non sono soltanto le persone: ci sono gli oggetti che possiamo connettere – dai cassonetti della differenziata ai semafori; i sistemi con cui gestiamo la sicurezza, il traffico, l’illuminazione, la distribuzione di energia…;  ci sono i processi che alimentano l’amministrazione e l’erogazione di servizi; ci sono, infine, i sistemi per proteggere l’”ambiente digitale” della città prendendo le adeguate misure di cybersecurity, così come si fa per la sicurezza fisica. 

Tutti questi abitanti della città generano dati che oggi possiamo trasformare in informazioni decisionali, e sempre più in elementi per prevedere trend e trasformazioni e assicurarci una sempre maggiore automazione, grazie all’applicazione di tecnologie quali l’AI o il machine learning. Diciamo che oggi non ci manca niente di quello che serve tecnicamente a progettare una crescita sostenibile: questa crescita però ha bisogno di altri elementi – culturali, di visione e di competenze ad esempio – per realizzarsi in concreto, in modo inclusivo rispetto ai cittadini e ascoltando realmente le loro esigenze. In questo modo si può lavorare per una sostenibilità a 360 gradi - ambientale, sociale, economica – che migliori la qualità della vita. 

Smart City non è un progetto, è un work in progress che richiede anni di pianificazione e implementazione e che coinvolge tutti i settori, dalla nettezza urbana ai servizi. Secondo voi, quali dovrebbero essere i primi interventi e perché?

Cisco ha iniziato a lavorare sulle smart city quando il concetto stava appena emergendo: è del 2006 il nostro primo progetto “iconico” realizzato nella città di San Francisco e abbiamo preso parte da subito a tutti i tavoli internazionali e locali là dove siamo stati chiamati a collaborare.  Fin da allora portiamo avanti una visione che fa leva sulla capacità di partnership tra pubblico e privato – con il coinvolgimento di molti soggetti inclusi i cittadini, perché nessuno può rendere smart una città da solo, è un percorso che può essere solamente comunitario e partecipato.

C’è poi il tema dell’infrastruttura: una città smart può essere creata solo se si lavora per dotare la comunità dell’infrastruttura tecnologica necessaria a consentire l’accesso ai sistemi, la raccolta dei dati – e se si portano avanti azioni per dare a tutti coloro che potranno accedere ai servizi, o dovranno usarli, le competenze adatte per sfruttarli al meglio, senza vanificare gli sforzi. Da queste considerazioni poi ogni città e comunità ha modo di affrontare il percorso a partire dai suoi specifici pain point o investendo magari su quei sistemi che hanno la maggiore capacità di amplificare il potenziale smart delle azioni intraprese, per poi proseguire passo dopo passo.

Mi piace fare l’esempio di Milano per far capire come, a partire da un intervento nato per uno scopo preciso, man mano si possa sviluppare – rafforzando e ampliando le partnership di conseguenza – un progetto di lungo periodo.  Con Milano noi collaboriamo da anni, prima come partner tecnologici di un evento che l’ha resa famosa in tutto il mondo – Expo Milano 2015, dove abbiamo sperimentato proprio le tecnologie per rendere il luogo dell’evento una smart city e per proteggere il suo perimetro fisico e digitale.

Poi, nel quadro di un accordo nato nel nostro piano di investimento Digitaliani, ci siamo affiancati all’amministrazione con Safer Milan, progetto legato alla sicurezza dei sistemi, alla protezione dai rischi idrogeologici, e contemporaneamente focalizzato sul formare un maggior numero di persone sulla cybersecurity; da qui è poi nato un altro passo, l’apertura in città del nostro Co-Innovation Center sulla Cybersecurity, che porta in città altre competenze e opportunità di trasformazione.